Holy EYE

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Il 19 gennaio dalle ore 15:00 alle 18:00 nella sala multimediale in Alba Adriatica via Bafile 71, tre aziende professionali si uniscono per presentare l'avanguardia dei sistemi cross-mediali necessari a promuovere la propria azienda in maniera efficiente.
Dalla produzione di contenuti multimediali (video in HD-4K-3D-VR, phototelling, storytelling) al social media marketing, dalla pubblicità in applicazioni interattive a siti internet, saranno approfondite tutte le strategie utili a muovere la propria attività verso la veicolazione massima dei servizi che offre al pubblico.
Ore 15:00 - 15:30 : Luca Torzolini, produttore cinematografico e televisivo, regista e imprenditore, farà una presentazione generale delle tre aziende, della complementarità dei loro servizi e della Mission per il cliente.

Ore 16:00 – 16:30 : La società Argoserv srl presenterà i propri servizi di web marketing avanzato per piccole, medie e grandi imprese. Passerà poi a spiegare l'importanza della visibilità online  ottenuta tramite SEO e SEM e spiegherà come il Content marketing  e l' Inbound marketing siano la strada per incrementare fatturati e profitti per le aziende.

Sono invitate tutte quelle imprese che vogliano investire online e  devono studiare una strategia di web marketing per costruire o ottimizzare il proprio sito , l' e-commerce, il blog o che vogliano promuoverli tramite SEO, Google Adwords, mail marketing e social network. www.argoserv.it

Ore 16:30 – 17:00 : Lorenzo Murano e Mario Liberotti proporranno Tudù, l'applicazione che geolocalizza le attività sportive, ludiche e culturali, in modo che chiunque possa viaggiare in Abruzzo e visitare tutti i luoghi interessanti, partecipando alle attività ricreative.

Sono invitate all'ascolto tutte quelle attività che vogliano promuoversi in modo innovativo e concorrenziale attraverso un sistema interattivo basato sul web e sulle applicazioni per smartphone. www.tuduapp.it

Ore 17:00 – 17:30 : La Holy Corporation spiegherà come produrre video ad alta qualità e differenziarli secondo il target e il canale mediatico utilizzato per massimizzarne la diffusione. Saranno inoltre mostrati scatti fotografici atti a narrare la propria azienda in maniera innovativa e varie tipologie di storytelling avanzato per aggiornarsi alle esigenze della comunicazione contemporanea. Presenterà in seguito una cordata di portali online per la diffusione dei contenuti realizzati, una guida enogastronomica e alcuni magazine online nel settore della cultura, dell’arte, della scienza, del benessere e della moda.

Sono invitate all'ascolto tutte quelle attività che vogliono promuoversi ad alto livello, con capacità di intuire l'importanza di creare o rilanciare la propria immagine tramite un linguaggio cross-mediale che utilizza contenuti ad alta conversione fidelizzante. www.holycorporation.it

Sono solo. Sto leggendo La nausea all’Edelweiss, una birreria di Alba Adriatica; sono le due di notte. Ogni tanto prendo appunti, annoto i pensieri che affiorano alla mente. Una pizza e una birra cercano di unirsi alla compagnia. Denis, uno dei proprietari del locale, si avvicina e mi dice: “Che cosa stai facendo? Hai un forte spirito di abnegazione, lo sai?!”. Sa che sono uno scrittore, per questo il giorno dopo mi accompagna a Nereto con l’intento di presentarmi una persona che ha l’arte a cuore quanto me: Francesco Perilli, pittore e scultore, fondatore di una corrente artistica chiamata Neutral-ism.
Lo troviamo nel suo studio, profondamente impegnato nella realizzazione dell’ennesima opera. Sta aspirando un sigaro toscano come fosse una Philip Morris. Parliamo, vengo a conoscenza della mostra che sta tenendo a Los Angeles e dei monumenti da lui firmati nei cinque angoli del globo. Decido di intervistarlo per contribuire alla diffusione della sua maestria. Torno quindi il giorno dopo, accompagnato da Stefano Tassoni, collaboratore della rivista.

So che hai conosciuto Federico Zeri, uno dei più grandi storici dell’arte. Che rapporto hai avuto con lui?
Il rapporto con Federico Zeri è stato un rapporto esclusivamente intellettuale: per intenderci, si parla di un rapporto che ci può essere tra un massimo storico e critico d’arte  ed un pittore-scultore di provincia quale io sono. Era molto interessato al mio lavoro ed al mio pensiero: per questo mi incoraggiava molto a proseguire attraverso l’autorevolezza del suo prestigio. Mi ha ospitato spesso nella sua villa di Mentana per osservare da vicino i miei lavori e si intratteneva con me in lunghissime conversazioni. Fu lui a presentarmi a gallerie italiane di prestigio e una volta mi scrisse che per me prevedeva successi nazionali ed internazionali; ne fui lusingato.

Francesco Perilli e il Neutralismo 2Perché hai deciso di chiamare la tua corrente artistica “Neutral-ism”?
La mia più recente produzione artistica che ho definito Neutral-ism vuole essere una nuova avanguardia artistica, critica e propositiva, nel panorama dell’arte contemporanea. Essa è sostenitrice di un pensiero neoumanistico, che in forme diverse è appartenente ad ogni diversità culturale e perciò neutralista.

Come opera il neutralismo nel campo delle arti figurative? Cosa rappresenta l’opera neutralista?
Non parlerei di arti figurative, piuttosto di espressioni artistiche degli individui. Il problema è piuttosto stabilire cosa è un’espressione artistica e cosa non lo sarà mai. L’opera neutralista è un’icona universale che pone in dialogo la natura e la materia con la ragione e la spiritualità. Vi si cela il germe del neoumanesimo  sospeso tra opera e spettatore in attesa di un soffio vitale, al fine di riavviare alla vita un’arte diretta e calligrafa tendente a coniugare istinto e ragione insieme, a rappresentare le emozioni e i sentimenti nella loro autentica nudità, a stimolare nuove interrogazioni filosofiche sull’essere e sul divenire, per tentare di arginare la ormai incancrenita deriva dell’arte e del pensiero contemporaneo.

Cosa intendi per passato compresente al futuro? Intendi forse i famosi “Corsi e ricorsi storici” di vichiana memoria?
Assolutamente no. Credo che il pensiero neutralista sia ben più profondo della banalizzazione vichiana dei corsi e ricorsi storici. L’azzeramento del tempo e dello spazio, delle funzioni e proiezioni direzionali dei reperti di ogni forma di vita, di graffi, di intelligenze o di cose fossilizzate e contenute nell’icona neutralista, vive una stagione nuova. Questa forma espressiva ha l’ambizione di porre l’artista-archeologo al di sopra delle parti pur conservando tutte le caratteristiche della propria appartenenza cultural-spirituale; Il neutralista si pone quale osservatore, pensatore e rappresentatore imparziale dell’esistito, dell’esistente e dell’”esistibile”(sic), divenendo esecutore “poliespressivo”(sic) e diretto delle proprie emozioni, pensieri e sensazioni, siano essi materiali o spirituali; ogni neutralista deve operare e pensare con obiettività e partecipazione emotiva, esso si esprime in maniera diretta e calligrafa in equilibrio tra il conscio e l’inconscio, immerso nelle riflessioni di complessità universalistiche e nelle profondità  dei misteri  e degli enigmi dell’esistere e del divenire. Egli opera e pensa in equilibrio tra il principio e la fine dei tempi: ispirato dalle mille e sacrosante diversità culturali viene  illuminato dalle infinite e diversificate costellazioni dense di fiammelle spirituali.

Francesco Perilli e il Neutralismo 3Perché concepisci come non artistico lo spiccato senso di comunicazione di cui necessita la Pop Art?
La Pop Art è, secondo il mio modo di vedere, una grossolana congettura di intendere un’arte popolare rappresentativa della realtà vissuta nella società consumistica. A mio avviso tale equivoco artistico è basato sulla comunicazione di massa  posta quale fondamento logico: una banalità concettuale ed una mostruosità riflessiva del tutto finta e programmata, l’assorbimento e dissolvimento dell’immagine nella psicologia di massa. Pur considerando l’aspetto interessante di una forma di comunicazione diversa da quella artistica, va a mio avviso respinto ed espulso il magmatico contingente della pop art dalla grande famiglia della vera arte. Per arte s’intende l’abilità dell’autore a trasferire le proprie emozioni, i propri pensieri plasmando, graffiando e dipingendo la materia in maniera diretta e cesellata attraverso la sapienza del fare. Nulla di tutto ciò viene inquadrato nella Pop Art. Chiunque abbia uno spiccato senso di comunicazione può eseguire un’opera pop: le tecniche sono alla portata di tutti e l’abilità e il talento sono  inesistenti. Manca la parte emozionale ed umanistica dell’autore.

Francesco Perilli e il NeutralismoQual è il motivo della tua idiosincrasia nei confronti dell’arte concettuale?
A questa domanda si può proseguire come per la precedente riferita alla Pop Art. Il concetto presuppone un ragionamento che raffredda l’emozione congelando la parte istintuale ed umanistica. In questo processo  che conduce dall’intuizione al concetto, la ragione funge da anestetico e crea il vuoto tra l’umano ed il concettuale disumanizzante. Il pensiero neo-umanistico, invece, dà forma all’informe e logica alla casualità. Istinto e ragione in concerto, l’abilità e il talento dell’autore rendono concreta  attraverso la propria azione diretta e senza filtri la realizzazione magica di un’autentica opera d’arte.

Spiegaci l’accezione di “protesi tecniche” che usi quando alludi agli artisti moderni.
La protesi in arte è la barriera tecnica che in fase di realizzazione di un’opera d’arte si frappone tra l’opera e la componente istintuale, emotiva e sensibile dell’autore. In buona sostanza più la barriera tecnica tende ad isolare l’autore dall’opera in senso fisico e dalla sensibilità nel processo di realizzazione di un’opera, meno quel risultato potrà considerarsi un’opera d’ arte autentica.

Parli spesso di “morte dell’arte”, ma cosa intendi? Quella che definisci morte non potrebbe essere semplicemente evoluzione o variabile necessaria?
In una mia precedente intervista presi a prestito le considerazioni catastrofiste di Hegel per ricalcare la drammaticità e il totale disorientamento e stato confusionale vissuto oggi dal mondo dell’arte e del pensiero contemporaneo.Non esiste nessuna necessità di variabile nell’arte, poiché essa è congenita alla creazione, mentre l’evoluzione è importante………………. ma è poi tale?

Intervista ai Domingo Muzietti TrioEra da tanto tempo che non si viveva una serata del genere: ore 10:00 al “Kaffeina” di Alba Adriatica, un famoso gruppo jazz, il Domingo Muzietti Trio (Domingo Muzietti – chitarra, Luca Bulgarelli – contrabbasso, Massimo Manzi – batteria), ha suonato brani del loro disco “Introducing”, nonché pezzi da repertorio. Nell’incalzare della serata e prendendo piede la performance troviamo incuriositi dalla gradevole atmosfera creatasi il sindaco, con tanto di consigliere al seguito. Al termine dell’esibizione, cui ha contribuito anche il chitarrista Robert Ferrazza, abbiamo fatto due chiacchiere e snocciolato così quest’intervista.

Parlateci di voi, di come avete iniziato a lavorare insieme.
Io e Massimo ci siamo conosciuti alla registrazione del mio primo disco Introducing per la White Sound. Ci siamo conosciuti e abbiamo registrato brani di mia composizione e altri di Sabatino Matteucci poi la nostra collaborazione è continuata nel tempo sino ad arrivare a quel che siamo oggi.

Cos’è per voi la musica e qual è il vostro rapporto con essa?
Questa è una domanda da un milione di dollari, forse anche la più temuta. Penso che sia la mia vita e giri appunto intorno ad essa: non puoi farne a meno quando l’hai nel sangue.
La musica è una delle poche cose che appartengono alla vita e all’uomo – ci spiega Massimo Manzi. È difficile mantenere una visione neutrale quando la vivi: oggigiorno tutti sentono la musica ma pochi la ascoltano veramente. Per farvi capire, questa serata, molti l’hanno intesa come sottofondo mentre altri, pochi, hanno capito il “discorso” che, come tutti i linguaggi, serve a comunicare qualcosa. Noi quindi esterniamo ciò che sentiamo dentro mettendolo in musica. Se qualcuno lo coglie è bene; se invece vi trovano dell’altro ci permette di trovare nuove motivazioni; se infine ci ignorano, pazienza.

Intervista ai Domingo Muzietti Trio 1Basate le vostre composizioni sul jazz: perché la scelta di spaziare anche nel Latin Jazz?
Diciamo che il termine “jazz” è usato per contenere il significato principale, cioè “improvvisare”, “fare musica”. Per me “fare musica” significa accostarsi a tutto ciò che ti piace, e questo può essere il Latin, il Fusion, il Blues, dipende da persona a persona. L’importante è non porsi limiti.

Che ne pensi del jazz made in Italy?
Mah, nel jazz made in Italy ci sono musicisti scarsissimi (come questo qui affianco J). Di certo non inventiamo noi il jazz – parla Massimo. Si è dimostrato, nei dieci anni passati che è una musica universale. Dietro un accordo o un assolo c’è una preparazione e uno studio, mai una semplice improvvisazione come spesso pensa la gente. Si creano così quelle basi per un “discorso” musicale, come ho già detto prima. In sostanza, il jazz italiano è nato con un linguaggio che poi è andato arricchendosi.

di Luca Torzolini
foto di Silviano Scardecchia

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Alba Adriatica, Tortoreto.
Nella notte tra il 6 e il 7 ottobre un’alluvione colpisce la costa nord dell’Abruzzo. L’acqua irrompe nelle case senza chiedere permesso. Trascina, abbatte, distrugge. Le macchine vengono sepolte dalla melma, trasportate dalle correnti, sbattendo come palline da flipper contro marciapiedi, cartelli e quant’altro. I garage sotterranei degli edifici di recente costruzione fanno scorta di acqua e fango, mentre sulle spiagge si accumulano macerie fatte venir giù dalle colline.
Le cause sono note. Varie. A noi non interessano. A noi importa degli uomini, del loro futuro: cosa faranno ora? Ci sono persone che non hanno una casaladri di biclette dove vivere, gente onesta che ha perso negozi o uffici. C’è chi ha perso solo ricordi, ma anche quelli sono importanti. Ora è necessario non dimenticare. È facile per chi è lontano da ciò che è successo dire “tutto si sistemerà”. Loro non sanno.
Non sanno cosa significa svegliarsi nella notte perché la porta di casa viene infranta da un’onda di un metro e mezzo che non ne vuole sapere nulla di chi sei e che cosa stavi facendo.
Non sanno che non puoi scappare perché una sedia a rotelle manovra la tua realtà come un burattinaio del cazzo.
Non sanno cosa significa vedere una figlia di sei mesi che scivola nel fango quasi fosse un sassolino che cade in uno stagno. O un figlio con un armadio addosso, urlando aiuto, mentre non puoi fare nient’altro che aspettare il soccorso dei sommozzatori.
peopleNon sanno cosa significa perdere il lavoro di una vita, l’unica cosa a cui tenevi veramente.
Loro non sanno. E così ti trovi da un giorno all’altro a non avere più un letto dove fare sogni tranquilli, la possibilità di dire a tua moglie “vado a lavoro!preparami qualcosa di buono quando torno!”; non puoi seguire la partita della domenica sera con gli amici e hai paura per il futuro dei tuoi bambini. Però, puoi ammirare i tuoi quadri e le fotografie che sono diventate magnifiche opere astratte aventi come tema comune il fango. La tua macchina è ormai marrone, come l’hai sempre desiderata. E se eri stanco del tuo lavoro, tutto è risolto: ora non c’è l’hai più.
Non mi venite a dire che non bisogna incazzarsi per “piccolezze del genere”. Se non c’è il morto, la televisione passa giusto per farsi un giro turistico. Ma la sofferenza e l’insicurezza sono rimaste qui e non ci lasceranno troppo presto, anzi si sono già affezionate a noi e a questi posti.
Non servirà mettere da parte nulla. Lasciate pure vuote la cantina e l’armadio, per ricordare la tragedia non c’è bisogno di alcun aiuto. Il dolore incide nella mente suoni tormentosi e immagini infuocate. Queste sono solo lettere che urlano quel dolore, così, tanto perché tutti possano ascoltarlo e non dimenticare.