Domenica 23 dicembre 2018 presso il Room 76 di San Benedetto Del Tronto (AP) si svolgerà il Cult Day 2018, evento organizzato da Luca Torzolini insieme all’associazione culturale U.F.O. (Unidentified Female Organization) che propone un’esposizione personale dell’illustratore e fumettista Alessandro Scacchia e una serie di performance nei più disparati campi artistici.
La mostra, incentrata sull’illustrazione erotica, aprirà i battenti alla collaborazione con il progetto “L’orgasmo finanzia l’arte”: ogni sex toy acquistato garantirà il diritto ad essere disegnate, se donne, dal fumettista; gli uomini potranno avere altresì lo schizzo della donna dei propri sogni. Parte dell’incasso sarà quindi devoluto per la creazione delle opere d’arte prodotte e distribuite dalla Holy Cult, come la graphic novel JAY-NA di Ulderico Fioretti che sarà presente alla serata per il firmacopie con dedica dell’opera intercontinentale.
Luca Torzolini, direttore della galleria Holy Expo, accompagnerà la performance dell’artista tramite interventi poetici ubiqui in nome della rinascita dell’eros. L’atmosfera musicale della serata sarà avvalorata dal dj set di Erika De Felice.
In completo delirio volutamente disorganizzato, altri artisti si muoveranno come ombre nelle pieghe bramose della serata. Flavio Sciolè, artista e performer sarà presente nell’essenza dell’assenza, con antistile ed eleganza.
Durante la serata si svolgerà un contest: per ogni cocktail si avrà diritto all’ingresso nella Red Room, dove scegliendo uno fra gli elementi scenografici e gli accessori la partecipante poserà per uno scatto che concorrerà sui social; la vincitrice avrà diritto ad un premio a sorpresa consegnato da Ignazio Golia Errante, il santo gigolò. Sarai tu il sex symbol della rinascita dell’eros?
Venerdì 23 Novembre 2018 alle ore 18,30 presso la Mondadori di San Benedetto del Tronto sarà presentato il libro ‘Libero Teatro In Libero Stato’ di Flavio Sciolè, pubblicato dalla Holy Edit. Il volume contiene parte dell’opera teatrale dell’autore scritta e portata in scena con Teatro Ateo tra il 1993 ed il 2008. Presenti le piece ‘Il Re è Pazzo’, ‘Bambole’, ‘Icaro Caro d’oro cosparso’, ‘Cerchi’ e ‘Psicosi atea’. La prefazione è di Graziano Graziani. La presentazione sarà curata dal direttore della casa editrice, Luca Torzolini. Nel volume è possibile trovare anche manifesti estetici e la teatrografia. Sciolè, che agisce da venticinque anni nella scomposizione del linguaggio, andrà a disarticolare verbalmente i propri testi. La Holy Edit ha nel proprio catalogo in distribuzione le opere di Ulderico Fioretti, Silvano Agosti e Dario Fo.
La Holy Edit, come dichiara Luca Torzolini, è stata fondata con l’intento di ricordare l’importanza della selezione di opere e artisti di alto livello, cercando sempre di porsi come pionieri d’avanguardia alla ricerca di nuovi schemi stilistici.
Flavio Sciolè (1970) agisce nel cinema, nel teatro di ricerca, e nella performance da trenta anni. Ha all’attivo circa 400 opere video proiettate-premiate-segnalate in centinaia di Festivals nazionali ed internazionali. Sempre per la Holy Edit ha pubblicato Del Grottesco (2018). Il 21 novembre viene presentato presso l'Istituto Di Cultura Italiano di Città Del Messico il volume 'Drammaturgia Italiana Contemporanea' che include anche il testo 'Il Re è Pazzo'.
Il regista Flavio Sciolè terrà un seminario dal titolo ‘DELL'ANTITEATRO: libero teatro in libero stato’ il prossimo 27 Aprile 2018 alle ore 10,00 presso l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila. L’incontro sarà condotto dai proff. Marcello Gallucci e Carlo Nannicola, che introdurranno il volume di Sciolè ‘Libero Teatro In Libero Stato’, pubblicato dalla Holy Edit a fine 2017. Il libro raccoglie nove testi teatrali dell’autore scritti-portati in scena tra il 1993 ed il 2008. Tra gli altri sono presenti ‘Il Re è Pazzo’, ‘Bambole’, ‘Icaro Caro d’oro cosparso’, ‘Cerchi’ e ‘Psicosi atea'. Nella prefazione di 'Libero Teatro In Libero Stato', Graziano Graziani scrive: ” …sono però immagini in qualche modo rappresentative di un percorso artistico che si è edificato attorno ad alcuni rovelli come l’afasia, l’autolesionismo, il linguaggio spezzato, l’eloquioinceppato, l’assenza di un referente della rappresentazione – che non può neppure definirsi tale perché non “rappresenta” alcunché – il gusto per la frammentazione semantica, l’esplosione del senso, l’anarchia espressiva che però si esplicita dentro un rigore performativo che Sciolè chiama “antimacchina attoriale”. Perché in un teatro compiutamente ateo tutto è contestazione degli Dei del teatro, la scena si trasforma in antiscena, la drammaturgia in antidrammaturgia, il corpo che occupa il palco è quello di un antiattore, che segue i percorsi di un’antiregia e si muove all’interno di un’antiscenografia.”
Dichiara Sciolè: “Il volume pone un punto, cristallizza venticinque anni di antiteatro e di ricerca. La rivelazione del teatro credo consista nell'atto, nell'agire e, di seguito, nell'agire parlando. L'importante è che le parole abbiano senso o che, al contrario, lo perdano." Durante il seminario saranno proiettati i video: La Natura è morta, Kristo In Vertigine D’Autunno, Dr Dystopia, Sciolè si è fermato ad Eboli (inedito). La Holy Edit pubblicherà a Maggio un nuovo libro di Sciolè: 'Del Grottesco' che raccoglie tredici testi teatrali grotteschi e scuri. Ci dichiara ancora Sciolè:'La scomposizione è tutto quello che mi interessa, nella vita come nell'arte. Oggi tutti parlano e si espongono, l'unica strada invece, dal mio misero punto di vista, è il silenzio e di contro l'assenza'
FLAVIO SCIOLE’ (1970). Attore, regista, performer. agisce da anni nella ricerca antiteatrale (con Teatro Ateo), nella sperimentazione anticinematografica e nella performance estrema. Circa 300 i lavori video proiettati-premiati-segnalati in Festivals nazionali ed internazionali in Italia e nel mondo. Oltre 1000 le proiezioni in Italia ( Rai Uno, 52a Esposizione Internazionale D’Arte La Biennale di Venezia 2007, MACRO, Romaeuropa) e nel mondo. Con Teatro Ateo agisce da anni nella demolizione del teatro classico privilegiando l'antiteatro, la ricerca e codificando la 'recitazione inceppata'. Partecipa a eventi nazionali e internazionali ed a stagioni teatrali Come attore di cinema ha recitato in decine di pellicole tra queste: ‘Farina Stamen’ (il primo iperfilm) di L.M.Perotti, Piano Sequenza di L.Nero, La Scultura di M.J.Capece. Nel 2017 il testo ‘Il Re è Pazzo’ è stato pubblicato in Messico nell'antologia ‘Dramaturgia Italiana Contemporanea’( a cura dell'Istituto di Ricerche Estetiche dell’Università di Guadalajara). A Marzo lo spettacolo teatrale 'La suicidata', scritto e diretto da Sciolè ed interpretato da Rossella Iorio Scarlet, è stato presentato a Torino all’interno di Malafemme Vol. 4.
https://www.holyedit.com/it/prodotto/libero-teatro-libero-stato/
DELL’ANTITEATRO: libero teatro in libero stato – Seminario di Flavio Sciolè
di Igor Salipchic
antifoto di Flavio Sciolè
Esce il 9 Novembre il volume 'Libero Teatro In Libero Stato' di Flavio Sciolè pubblicato dalla Holy Edit. Il libro raccoglie nove testi teatrali dell’autore scritti-portati in scena tra il 1993 ed il 2008. Tra gli altri sono presenti ‘Il Re è Pazzo’, ‘Bambole’, ‘Icaro Caro d’oro cosparso’, ‘Cerchi’ e ‘Psicosi atea’. La prefazione è curata da Graziano Graziani. Nel volume troviamo anche manifesti estetici, testi dell’autore e la teatrografia. Sciolè con Teatro Ateo, in circa un ventennio, ha sfaldato le strutture obsolete del teatro italiano: il suo antiteatro ha fatto irruzione su palchi colmi di polvere, la sua recitazione inceppata ha codificato nuove vie. La Holy edit, fondata e diretta da Luca Torzolini, si presenta sul mercato italiano con questo primo titolo dichiarando fin da subito il suo interesse per autori fuori dagli schemi e d’avanguardia. La Holy Edit cura anche la distribuzione di opere letterarie, attualmente nel proprio catalogo ci sono, tra gli altri, Silvano Agosti e Dario Fo.
Dichiara Sciolè "È un volume necessario in quanto inutile, anacronistico è quindi attuale. C’è del marcio in italia ed anche il teatro non sta troppo bene"
Lo scorso 24 Ottobre a Roma, presso l’Ambasciata del Messico Italiana, è stato presentato il libro ‘Dramaturgia Italiana Contemporánea’ che contiene la versione italiana e la traduzione spagnola dei monologhi di 16 autori italiani, tra questi anche il testo 'Il Re è Pazzo' di Flavio Sciolè. La presentazione rientra nell’evento ‘Italia chiama Messico- drammaturgie a confronto’ promosso dal CENDIC (Centro Nazionale Drammaturgia Italiana Contemporanea) con il sostegno del Ministero per i Beni e le attività culturali e con la collaborazione dell’università ‘La Sapienza’ di Roma. Il progetto nasce da una collaborazione tra il CENDIC e l’Istituto di Ricerche Estetiche dell’Università di Guadalajara.
A fine ottobre è uscito sul canale YouTube della casa discografica Kutmusic il videoclip 'Devil dinosaur' di Cytherea girato da Sciolè. (https://www.youtube.com/watch?v=4NlVs_p8164)
Nella prefazione di 'Libero Teatro In Libero Stato', Graziano Graziani scrive: " …sono però immagini in qualche modo rappresentative di un percorso artistico che si è edificato attorno ad alcuni rovelli come l’afasia, l’autolesionismo, il linguaggio spezzato, l’eloquio inceppato, l’assenza di un referente della rappresentazione – che non può neppure definirsi tale perché non “rappresenta” alcunché – il gusto per la frammentazione semantica, l’esplosione del senso, l’anarchia espressiva che però si esplicita dentro un rigore performativo che Sciolè chiama “antimacchina attoriale”. Perché in un teatro compiutamente ateo tutto è contestazione degli Dei del teatro, la scena si trasforma in antiscena, la drammaturgia in antidrammaturgia, il corpo che occupa il palco è quello di un antiattore, che segue i percorsi di un’antiregia e si muove all’interno di un’antiscenografia."
Flavio Sciolè (1970) agisce nel cinema, nel teatro di ricerca, e nella performance. Ha all’attivo circa 400 opere video proiettate-premiate-segnalate in centinaia di Festivals nazionali ed internazionali. Oltre 1000 le proiezioni in Italia (Rai Uno, 52a Esposizione Internazionale D’Arte La Biennale di Venezia 2007, MACRO, Romaeuropa) e nel mondo (Usa, Francia, Portogallo, Marocco, Grecia, Finlandia, Romania, Lituania, Macedonia, Argentina, Inghilterra, Germania, Russia, ecc). Nel 2016 ha pubblicato la raccolta "Nel decadere infranto ed altre poesie" (Sigismundus editrice). A Marzo gli è stata dedicata una retrospettiva:‘Ceremony for Sciolè. Sussidiario Antilogico di un Antiartista’ dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Pescara (100 video in proiezione, curato da Silvia Moretta).
foto di Emanuele Vagni
Il testo teatrale ‘Il Re è Pazzo’ scritto dal regista Flavio Sciolè è stato pubblicato in Messico all’interno del volume Dramaturgia Italiana Contemporánea pubblicato dalla Secretaría de Cultura de Jalisco. Il libro, edito da Samuel Gómez Luna Cortés nella collana “Colección teatro”, contiene la versione italiana e la traduzione spagnola dei monologhi di 16 autori italiani che hanno risposto all’invito dell’attore e produttore messicano Luis Miguel López, Questo volume nasce dall’idea di uno scambio di conferenze, pubblicazioni e spettacoli tra il CENDIC (Centro Nazionale Drammaturgia Italiana Contemporanea) e l’Istituto di Ricerche Estetiche dell’Università di Guadalajara. ‘Il Re è Pazzo’, scritto nel 1999, è uno dei primi testi di Teatro Ateo portati in scena da Sciolè. L’opera ha debuttato nel 2000 a Benevento all’interno di ‘Provocazione Teatro’ per poi partecipare ad altri eventi tra cui: 6° Incontro Nazionale Dei Teatri Invisibili (2000), Il Teatro Che Non C’è –Gli Invisibili a Roma ( Teatro Furio Camillo, Roma, 2001) , Blackgull Theatre (Roma, 2001), Zoom-Progetto Speciale Mirando Babele (Pianoterra, Rimini, 2002). Di recente l’artista è stato ospite dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila che gli ha dedicato un seminario dal titolo “Di Sciolè o del Teatro Rimosso: vita, antiarte e miracoli intorno a Teatro Ateo” condotto dai proff. Marcello Gallucci e Carlo Nannicola.
Flavio Sciolè (Atri, 1970) agisce nel cinema, nel teatro di ricerca, e nella performance. Ha all’attivo circa 400 opere video proiettate-premiate-segnalate in centinaia di Festivals nazionali ed internazionali. Oltre 1000 le proiezioni in Italia (Rai Uno, 52a Esposizione Internazionale D’Arte La Biennale di Venezia 2007, MACRO, Romaeuropa) e nel mondo ( Usa, Francia, Portogallo, Marocco, Grecia, Finlandia, Romania, Lituania, Macedonia, Argentina, Inghilterra, Germania, Russia,ecc). A Marzo gli è stata dedicata una retrospettiva:‘Ceremony for Sciolè. Sussidiario Antilogico di un Antiartista’ curata da Silvia Moretta e patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Pescara.
di Luca Torzolini
foto di Luisa D'Aurizio
Si è svolto con successo di pubblico e di critica, nei giorni 24 e 25 Marzo presso l’Aurum di Pescara, l’evento ‘Ceremony for Sciolè. Sussidiario Antilogico di un Antiartista’. Patrocinato dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Pescara, la due giorni ha celebrato i 25 anni di attività nel mondo dell’arte di Flavio Sciolè: artista riconosciuto a livello internazionale è uno sperimentatore del cinema, delle performances, del teatro di ricerca (fondatore di Teatro Ateo) e della poesia. Nelle due giornate di Ceremony sono stati proiettati 100 video di Flavio Sciolè, per un totale di oltre 10 ore di proiezione, con 33 prime visioni.
Silvia Moretta, curatrice dell’evento, spiega: ‘L’azione è parte fondante della videoarte di Flavio Sciolè, dei cortometraggi e dei lavori cinematografici, che dirige e interpreta. Attraverso una poetica antinarrativa e dissacratoria, attivamente decadente, dominata da un atteggiamento iconoclasta, l'estetica di Sciolè si nutre di sozzura, alterazione e ossessione, mescolando oggetti che diventano simboli, comportamenti o elementi che convenzionalmente ci aspetteremmo separati, distanti’. I video hanno spaziato nelle varie zone attraversate dall'artista: dai cicli “Beat” noti a livello internazionale, ad i video storicizzati “Kristo 33”, “Giuda”, “Delirium” e “Aman4aman”. Sono stati proiettati 4 documentari, dei ritratti di: Dan Fante, Alberto Grifi (di cui ricorre il decennale dalla scomparsa), Renato Polselli e Romano Scavolini. L’installazione inedita “Dell'Arte Morta o Della Morte dell'Arte” completava il complesso progetto. Dice Sciolè: “ In una stanza giace un artista. Viene rinvenuta l’Arte, ciò che ne rimane. La distanza che ormai c’è tra l’uomo e l’arte pura è abissale, incolmabile. Solo la morte può restituire la reale cognizione dell’agire artistico. L’installazione vuole essere un monito, un avvertimento ma anche una speranza: nessuno deve più patire nel voler creare. Bisogna, ancora una volta, abbattere i muri, superare i confini. Lo sconfinare ci permette di entrare in un mondo ideale che sarebbe bello trasferire nella realtà ”. Alla presentazione hanno partecipato l’assessore alla cultura Giovanni Di Iacovo ed il giornalista Maurizio Di Fazio. Di recente l’artista è stato ospite dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila che gli ha dedicato un seminario dal titolo "Di Sciolè o del Teatro Rimosso: vita, antiarte e miracoli intorno a Teatro Ateo" condotto dai proff. Marcello Gallucci e Carlo Nannicola. Conclude Sciolè: ‘Bisogna riappropriarsi della cultura, masticarla, ingoiarla, farne pane quotidiano. Solo così usciremo da questo tempo buio, da questa notte della repubblica in cui l’ignoranza regna sovrana”. A corredo delle proiezioni, c’era un’esposizione di ritratti di Sciolè, scatti dei fotografi: Chiara Francesca Cirillo, Fabiana Appicciafuoco, Emanuele Vagni. La Kutmusic, label pescarese capitanata da Nicola Battista, nei giorni dell’evento ha rilasciato su SoundCloud alcuni rari pezzi di Sciolè tratti dal proprio archivio.
Avrà luogo il 24 e 25 Marzo, all’Aurum di Pescara ‘Ceremony for Sciolè. Sussidiario Antilogico di un Antiartista’ mostra evento che celebra i 25 anni di carriera di Flavio Sciolè. La due giorni è patrocinata: dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Pescara. La mostra è curata da Silvia Moretta.
Nella due giorni verranno proiettati 100 video di Flavio Sciolè, per un totale di oltre 10 ore di proiezione, con 33 prime visioni. . La Sala Michelucci dell'Aurum accoglierà, inoltre, l'installazione inedita “Dell'Arte Morta o Della Morte dell'Arte”.I video spaziano nelle varie zone attraversate dall'artista: i cicli “Beat” noti a livello internazionale, la videopoesia, i video storicizzati “Kristo 33”, “Giuda”, “Delirium” e “Aman4aman”.
Flavio Sciolè (Atri, 1970) ha all’attivo circa 400 opere video proiettate-premiate-segnalate in centinaia di Festivals nazionali ed internazionali. Oltre 1000 le proiezioni in Italia (Rai Uno, 52a Esposizione Internazionale D’Arte La Biennale di Venezia 2007, MACRO, Romaeuropa) e nel mondo ( Usa, Francia, Portogallo, Marocco, Grecia, Finlandia, Romania, Lituania, Macedonia, Argentina, Inghilterra, Germania, Russia, ecc).
L'arte di Flavio Sciolè è "Anti-arte", il suo cinema è "anti-cinema": nelle sue opere "le azioni non ruotano attorno ai canoni predefiniti della rappresentazione ma lasciano ampio margine, con provocatoria intenzione, alla recitazione inceppata, alla ripetizione a oltranza, allo sbaglio. Film in cui si uccide l'inquadratura con l'intenzione di uccidere se stessi, ambientati in non-luoghi senza tempo dove tutto può diventare delirio e sottolineatura fetish" (Domenico Monetti, in "Cinecritica" n. 80, 2015).
e-mail: ceremonyforsciole@gmail.com
promo video: https://www.youtube.com/watch?v=FI9e2QZsRQM
evento facebook: https://www.facebook.com/ceremonyforsciole/?ref=ts&fref=ts
Imdb http://www.imdb.com/name/nm2080770/
Cinema italiano http://www.cinemaitaliano.info/pers/003015/flavio-sciole.html
Filmitalia http://www.filmitalia.org/p.aspx?t=filmography&si=1&l=en&did=82997
Mymovies http://www.mymovies.it/biografia/?a=186099
Cinematografo http://www.cinematografo.it/cinedatabase/cast/flavio-sciol-/217686/
“TUTUYÀT. INNOCENZA DELLA PRECARIETÀ”
Mostra personale di DENIS BACHETTI
CIRCOLO ATERNINO
Piazza Garibaldi, 51 - PESCARA
3-18 SETTEMBRE 2016
Scheda
Titolo mostra: TUTUYÀT. INNOCENZA DELLA PRECARIETÀ
Date: 3-18 settembre 2016
Luogo mostra: Circolo Aternino, piazza Garibaldi 51, Pescara
Nome artista: Denis Bachetti
A cura di: Silvia Moretta
Presentazione critica: Paolo Bolpagni, Vincenzo Centorame, Silvia Moretta
Vernissage: sabato 3 settembre, ore 21.30
Chiusura: domenica 18 settembre
Giorni e orari di apertura: tutti i giorni, dalle 16.00 alle 20.00
Biglietti: ingresso libero
Informazioni:
Silvia Moretta: 3282726733
www.denisbachetti.com
Facebook: Denis Bachetti
Breve presentazione della mostra TUTUYÀT. INNOCENZA DELLA PRECARIETÀ
Sabato 3 settembre, alle ore 21.30, presso il Circolo Aternino di Pescara, piazza Garibaldi n. 51, verrà inaugurata la mostra personale di pittura dell’artista Denis Bachetti, dal titolo “Tutuyàt. Innocenza della precarietà”. La mostra, a cura di Silvia Moretta, gode dei contributi critici dei prof. Paolo Bolpagni e Vincenzo Centorame; è patrocinata dal Sindaco della Città di Pescara, dalla Presidenza del Consiglio e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Pescara.
Denis Bachetti scrive, osserva e indaga cose d’arte. La sua è una pittura ad olio su tele di medio-grandi dimensioni. Prende le mosse da istanze tese al raggiungimento di una certa pacata liricità astratta attraverso una pittura fluida e repentinamente gestuale al contempo; votata prevalentemente a toni celebrali lenti e calibrati, a note melliflue episodicamente unite a caratterizzazioni tonali vivide e sferzanti. Nutre una morbosa ammirazione per De Kooning o Arshile Gorky tra gli action-painters americani come per Cy Twombly o William Baziotes, o i nostri Licini - suo grande conterraneo - ed Afro Basaldella, Alberto Gianquinto e pochi altri maestri.
Attraverso la pittura, il disegno e l’incisione giunge al perseguimento di una forma di arte imperniata sul confronto percettivo e sulla valorizzazione dell’opera involontaria e accidentale, fortuitamente concepita attraverso attività extra artistiche. Ritiene di poter risolvere i problemi tipici dell’artista – equilibrio, movimento, forma, spazio, armonia – nella proposizione di opere scevre da velleità intellettive nell’atto del loro concepimento: quindi tanto più efficaci quanto più estemporanee e casuali.
Tutuyàt è una parola segreta: è il mostro antropomorfo immaginario, visualizzato al tempo dell’infanzia, nell’età della formazione e della strutturazione dell'immaginario. Il mostruoso riaffiora di continuo nei sogni, nel linguaggio, nel disegno, nella pittura; e per domarlo, Bachetti lo eleva a simbolo e portavoce dell’esigenza di far riaffiorare la parte intima e segreta, sfuggente e irripetibile delle cose. Tutuyàt diviene veicolo di una inedita e personalissima interpretazione del reale, di un invito, rivolto all’umanità, di riappropriarsi della verità segreta delle cose, al di fuori di una convenzionale definizione formale, di accedere alla possibilità di guardare il mondo attraverso lo svuotamento dell’apparato percettivo, sgombro da definizioni note, tramite una pittura astratta, pienamente pervasa da un atteggiamento epifanico e profetico.
In occasione dell’inaugurazione, la sera di sabato 3 settembre, dalle ore 21.30, ci sarà l’intervento verbale e performativo degli artisti che hanno contribuito all’edizione del catalogo della mostra: l’artista Adriano De Vincentiis; il pittore e illustratore Ulderico Fioretti; il regista, attore e performer Flavio Sciolè; il regista Luca Torzolini. Eseguiranno una performance al pianoforte Mario Mariani, pianista, compositore e performer, e Marco Arturo Messina, regista, sceneggiatore, compositore. Verranno proiettati in anteprima assoluta i cortometraggi “Baumwolle” (Bachetti, Sciolè, Torzolini, 2015) e “L’uomo nero” (Sciolè, 2015).
DENIS BACHETTI
1992 Diploma Istituto Tecnico Sperimentale Mazzoni di Ascoli Piceno
2000 Laurea in Lingue e letterature straniere moderne Università di Bologna
2004 Master in Beni Culturali indirizzo Artistico Università di Siena
2009 Collettiva a Oakland, California (USA) a cura de I'Istituto Italiano di Cultura di San Francisco
2009 Personale Galleria il Modulo, Francavilla al Mare, CH
2012 Collettiva Biennale di Venezia Padiglione Italia, Torino
2016 Mostra Personale Circolo degli Antichi Editori Veneziani, Venezia
2016 Mostra personale Circolo Aternino, Pescara
2016 Mostra personale Museo Toni Benetton, Mogliano Veneto (TV)
non scritto di Flavio Sciolè
Foto di Henry Ruggeri
Sciolè anti recensisce in poesia e visioni il live di Peter Hook in cui il bassista dei Joy Division ha riproposto brani da ‘Closer’ e da ‘Unknow Pleasure’.
1
RESTITUZIONI DECADENTI E DISAPPUNTI DARK ATTORNO A THE PETER HOOK AND THE LIGHT
Live al Disorder Festival, Piazza Buozzi, Giulianova, 18 Giugno 2016
Concerto organizzato dall’associazione “Oltre l'attimo- Nel nome di Lorenzo”
But I remember when we were young (Insight, Joy Division)
Nel buio, una luce.
Tutto precipita.
Ombre danzano sommerse dal vuoto.
Le note scavano dentro i ricordi riportando a galla le cadute.
La dimenticanza avvolge i cervelli e tutto diviene oblio.
Ritmi dionisiaci evocano memorie ancestrali aggrappandosi alle note.
La gioia è condivisa.
Ogni sé perde il controllo.
La musica ci sospende, ci immerge in emozioni implose.
Tutto è circolare.
Su di noi la luna è piena.
Peter Hook fa risorgere Ian ed i Joy Division dai meandri del passato
e li rimette in croce versando il loro sangue nero sul pubblico.
La sua voce cupa ed avvolgente restituisce attimi di una gioventù perduta ad ognuno,
specie a chi lo è, giovane, sapendo di esserlo.
Peter ci restituisce una fotografia in bianco e nero impolverata e dai contorni bruciati
che non vedevamo da sempre ma che subito riconosciamo come nostra.
Atmosphere: apre con una dedica ad un ragazzo che è partito ma che è presente.
Disorder: genera un pogo fluttuante.
She’s Lost Control: toglie autonomia.
Isolation: ----------
Transmission: con il basso a dominare.
Love Will Tear Us Apart: euforia collettiva.
Il concerto non finisce, lo trattieni in testa, lo metti in tasca assieme ad altri mille frammenti di una vita.
di Luca Torzolini
foto di Chiara Francesca Cirillo
Un'intervista profonda, viva nei giochi di parole e nel sarcasmo disincantato del monito. Una lettura dell'agonia della Terra, per la presenza di esseri stolti, infimi e infami che sfruttano stelle di plastica. Un dialogo fra sé e sé, fra sé e l'umano, per chi è capace di leggere l'infinita meraviglia di essere parte dell'universo.
PRIMO TEMPO
1-Puoi rispondermi, con una logica diversa da quella del dialogo convenzionale, a questa domanda?
Posso risponderti a questa domanda con una logica diversa da quella del dialogo convenzionale? Potrei ma non lo farò.
2-Dove si rifugia la purezza? Cosa la uccide? Cosa la fa rinascere?
Risiede nell’Infanzia e nella Follia. Col crescere le norme la uccidono, può restare in vita solo nello sguardo di un pazzo; siamo prigionieri alla vana ricerca di una medicina che ci salvi.
3-Se l’infinito fa l’amore col nulla cosa accade?
Appare Leopardi con in mano una copia di ‘Nature e Nulla’.
4-Ci si può liberare dai media negativi? O meglio: come si può mediare il proprio operato senza che si contamini d’altrui ‘visioni della cosa’?
L’unica risposta è data dal non-senso, dall’interagire al contrario rispetto all’interlocutore. Comunque, se l’opera non è esplicata dall’autore ognuno ne trae il senso che vuole; viceversa, se è esplicata, il senso dato dal creatore è postumo, successivo alla creazione e quindi parziale.
5-Quali sono le domande giuste? E soprattutto: per fare cosa?
Le domande giuste sono quelle che non prevedono una risposta; questa ad esempio e comunque, tanto per ripetermi: l’unica risposta è data dal non-senso, dall’interagire al contrario rispetto all’interlocutore, comunque, comunque.
6-Cosa faresti per distrarmi?
Guarda, c’è della gente che finge di respirare attorno a te. Ricorda che ti ho insegnato a mangiare il sale.
SECONDO TEMPO
7-Quando hai capito che ti saresti dedicato all’Arte?
L’Arte mi ha attratto-assorbito fin da bambino ( a sei anni avevo creato-generato delle poesie, alle elementari avevo scritto un libro sui pirati) per poi esplodere nell’adolescenza quando la Poesia è stata la prima istanza, urgenza indicibile. Spendevo, bene, i pomeriggi a scrivere ed a leggere. I miei temi erano già quelli che mi diverranno sempre cari come un ermo colle: disincanto, pioggia, delirio. Per stornare, tornare, alla domanda, la passione, il cammino, il kalvario verso il Golgota dell’Arte è divampato pian piano per divenire, dichiararsi, incendio immane ed io il primo dei piromani. Da un certo punto in poi l’attenzione è andata sempre verso gli altri artisti, le altre forme d’Arte, incontrovertibilmente. Dove c’era un suono inutile è arrivato il punk, l’hardcore, il noise; dove c’era la parola è nata la poesia; dove c’era la recitazione è arrivata l’antirecitazione; ed ancora: la rottura dei tempi, gli schermi spaccati, i teatri bruciati. Più che di vocazione, anche se l’accostamento sacerdotale mi soddisfa e disfà nel fa, nel farsi, nel fare, nel disfare, per Me si è trattata di un’Istanza, parola chiave di tutto il mio percorso di Vita-Arte. L’Arte è un’impellenza, una condanna, un qualcosa che divora il tuo corpo e la tua psiche. L’Arte è il tutto, la potenza generatrice, l’orgasmo eterno, dipendenza irrevocabile: pArte inscindibile di me. Ogni artista Reale è un condannato, un reietto, un maledetto nei secoli dei secoli, amen.
8-Perché ti definisci antiartista?
Nel divenire, nel trascorrere inesorabile del tempo, mi accorsi che il mio essere Artista (e di seguito Attore, Regista, Poeta, ecc., quindi Niente) andava esattamente nella direzione opposta a quello spirito che sentivo sgorgare furioso in me. Non cercavo le Sacre scritture dell’Arte, i cosiddetti maestri colmi di regolette pronti ad ammaestrarmi, non cercavo consigli e consigliori. I profeti del posto fisso nell’Arte, del raggiungere un obiettivo (ed io a tutt'oggi, ma anche domani, non ne ho), del prostituirsi a chiunque, li ho odiati subito, scacciati dal tempio, mandati a fanculo, sputati via con tutta la razza umana ed il suo desiderio osceno di dover avere, essere. Scalciavo, urlavo, iconoclasta ed in contrasto con tutto quello che non venisse da un sentire reale, dallo stare nell’atto, dall’evocare l’azione, dal tagliarsi e veder defluire sangue e poesia. Ho appreso di essere altro, ed altro erano anche tutti coloro che ammiravo: evocatori, poeti ubriachi, attori violenti, suicidi geniali. L’impossibilità ( e qui torna l’istanza) di essere artista mi ha portato a divenire un antiartista, d’altronde cosa avevo in comune con l’attore lecchino del capocomico, col poeta ragioniere di maniera, col lavoratore cineasta e cinematografaro? Quali colleghi? Creare, Essere, Evocare non replicare o meglio, per cita in armi: Arte non una parte. Cosa potevo avere in comune con questa mirabile, eccelsa schiera di impiegati, io, colle mani colme di poesie decadenti e sangue, cogli occhi pieni di meraviglia e stupore, deciso a morire giovane, intento a camminare nella pioggia tutto il tempo, colla distruzione a riempirmi di vita? Lo stupore, ecco cosa ho a lungo inseguito, lo stupore nell’Atto, che sia Artistico o Vitale, nell’Agire, nell’Essere. Il passo dall’arte all’antiarte è stato breve. Paradossalmente ero già un antiartista anche quando non lo ero e le mie disopere erano già antiarte. Oggi l’artista è divenuto un codice a barre, un prodotto da vendere. L’antiteatro e l’anticinema (Debord), sono concetti già codificati, io li ho presi e resi dogma, cifra unica del mio percorso, reiterazione ossessiva e continua, non atto casuale o isolato (come è stato ed è tutt’ora). Quanti iniziano sperimentali e muoiono narrativi? Troppi, quasi tutti. Le nuove avanguardie, se tali, comprendono benissimo l’antiarte ma credo che la sua portata sia spesso sottovalutata o non utilizzata come rimando culturale.
9-Come vedi il mondo dell'Arte?
Nel mondo dell’Arte stimo ‘solo’ chi fa dell’intransigenza, della coerenza ( fino a pagarne le estreme conseguenze), la propria cifra. Del mondo dell’Arte odio quasi tutto. La mia esperienza mi ha portato a comprendere che il tentativo continuo di modificare l’Io di ognuno, il volerlo subordinare alla norma, ingabbiarne l’anarchia in celle fredde e buie, è continuo, incessante, duraturo. L’Arte non è una merce; l’artista non deve essere un mendicante colla mano tesa in cerca di un misero obolo che ‘contribuisca’ alla sua consolazione. Non c’è consolazione, non c’è redenzione mai, ci aspettano i vermi, la fredda terra, polvere ritorneremo. Negli ultimi anni poi c’è stato uno spostamento netto verso l’Ignoranza. Critici scadenti e scaduti dominano il sistema e preferiscono portare avanti i mediocri, gli improvvisati, gli scopiazzoni della domenica. Questi lavoratori-artisti hanno il vantaggio, agli occhi del curatore, di essere mediocri, pieni di sé e manipolabili. Negli ultimi anni ho visto esposizioni davvero orrende, tutti a copiare ed a spacciare per nuove le loro operette (immorali) ai propri amici intervenuti di corsa al vernissage. Si tratta di patetiche scimmie; sfigati colmi di buonismo che devono riempire un vuoto. Poveri geometri che rincorrono poveri muratori che nel fine settimana non si accontentano di fruire d’arte, pretendono di crearla. Ripulire è facile, sporcare è difficile. Vi divertite a fare gli artisti con la pancia piena, vi terrei a pane ed acqua.
10-Se ti dico mestiere?
L’arte non è canalizzazione delle emozioni, mestiere. L’energia fa fatta fluire come un fiume in piena, gli argini vanno rotti per poter perdere il controllo. Solo nell’imponderabile può esplodere una pura verità, una restituzione altra.
11-Cos’è il talento, ne hai?
Il talento va sprecato, gettato alle famosissime ortiche. Bisogna mancare, perdere, per essere. Io, forse, potevo esserlo; sono una risorsa mancata, bastava cedere almeno lo 0,0001% ma non è andata così. Il sistema è questo: non dare spazio, mezzi, visibilità a chi non si allinea ad un agire artistico edulcorato. Se la resistenza del soggetto persiste si aspetta che si sfoghi, che invecchi, che muoia.
12-La provocazione?
Oggi la provocazione non ha più senso, la vera provocazione è l’oblio ‘il perdersi d’assenza nell’assenza’ (cita ‘di questa nebbia’, poesia/video del 2015). Bisogna dismettersi, scomparire.
13-Influenze?
La mia Vita d’artista, d’antiantiartista, è stata influenzata da tutto e niente, evocando: ogni avanguardia, ogni sperimentazione, mia madre, la poesia, la letteratura, la pittura, l’estetica beat, l’espressionismo, il surrealismo, il decadentismo, il romanticismo, il situazionismo, l’azionismo viennese, la performance fino agli anni settanta, il punk, il noise, l’hardcore italiano, il pogo, la body art, la pioggia, l’ateismo, l’antiteatro, il cinema sperimentale, Darwin, gli anni Sessanta, gli anni Settanta, parte degli Ottanta e dei Novanta, l’anarchia, le vite d’artista, Io.
14-Nel 2014 hai performato per due volte a Londra. Come vedi il mondo della Performance ?
La performance la frequento da oltre venti anni (i miei primi gesti sono degli anni Novanta) e, in essa, ho operato a diversi livelli. Ho messo in atto live dediti all’evocazione, al creare nell’Atto, spettacoli in cui nulla è preordinato e tutto diviene-avviene. A questo periodo poi ne è seguito un altro in cui ho attuato-esposto la mia estetica. In una fase finale le mie performance sono divenute un atto di critica alla razza umana ed ancora all’artista-performer che si atteggia a Vate senza realmente cadere nell’oblio, fingendolo. A questa zona, che reputo in parte conclusa, ho dato molto, speso energie e sangue, disperso forze. Nella performance tutto è già stato detto, il problema è che, in parte, non è stata ancora sdoganata integralmente e molti ripetono cliché obsoleti dichiarandoli originali. In questo momento non sto performando, d’altronde anche con Teatro Ateo ho smesso di andare in scena (dal 2008 con Icaro Caro, ndr); sono alquanto schifato dalla scena attuale; fatte le dovute eccezioni, la trovo falsa ed autoreferenziale. Condivido la critica fatta al sistema performativo italiano (e non solo) da Ilaria Palomba nello splendido ‘Homo homini virus’.
15-Parlami di Teatro Ateo.
Rispetto alla domanda, io rispetto la domanda, allora: con Teatro Ateo (la parola ateo è ‘inclusa’ in teatro) volevo un teatro che non avesse Dei teatrali da clonare, scimmiottare; almeno in partenza doveva essere il meno derivativo possibile e, comunque, sorgere-nascere-formarsi da un bisogno estremo, un’istanza, appunto, ancora l’istanza. In principio mi sono soffermato sulla scrittura, una scrittura poetica, neutra. Poi nella messa in scena il tutto si è ineluttabilmente disgregato, smembrato, inceppato, devoluto, trasfigurato. Il processo non è stato, comunque, propriamente tecnico, anzi. Dopo varie esperienze teatrali in cui ho acquisito la grammatica ( compagnie, laboratori, accademia, teatro stabile) mi sono dismesso dal ‘sistema’ per sgrammaticare, errare. Questa dismissione non è stata un atto artistico fine a se stesso ma un’istanza, sempre lei, un divenire irrinunciabile. L’antiteatro di Teatro Ateo si esplica coll’uso di luci non teatrali, colla rottura dei tempi teatrali, coll’immissione di elementi non teatrali e ateatrali (ad esempio la performance estrema), con un’antiscenografia fatta spesso di oggetti, simboli, rimandi. Il paradigma dell’intero percorso è la recitazione inceppata. L’inceppatura, l’errore pseudo teatrale non viene superato come indicherebbe la regola ma lì l’artista si ferma (e diviene antiartista) ed erra volontariamente, incespica, reitera e diviene uno sbaglio, lo sbaglio e quindi uomo, dato che non esiste un uomo perfetto. Rimanendo inceppato nel corpo e nella voce l’Uomo lì resta ed espone la propria imperfezione. La parola smembrata all’infinito, impedita, rotta, ripetuta mi porta all’antinarrazione, al non raccontare una storia, a far filtrare un pensiero, un’emozione attraverso una mezza parola, un mezzo gesto.
16-Cinema?
Anticinema: moduli principali dell’azione cinematografica: anticinema, estetica, uso deviato di luce, regia, recitazione, montaggio in macchina. In particolare qui lo sgrammaticare si applica usando al contrario le ‘norme’, non usando una sceneggiatura, esagerando; piccola digressione-trasgressione: cos'è l’arte se non esagerazione? Aggiungere, non togliere ( come tanto cinema ‘moderno’ impone alla recitazione), amplificare. Il montaggio in macchina che ho usato nell’80% dei miei video ( negli altri ho attuato la postdemolizione) ci riconduce ancora all’istanza, al fermare l’attimo, allo stare nell’atto, al non postfalsificare. Il cinema ha solo cento anni ed ha già deciso le proprie regolette (campo, controcampo, ecc.), credo ci siano migliaia di strade inesplorate in questo mezzo ( più del teatro che ha avuto millenni per definirsi, commentarsi, stilizzarsi). Ad esempio, quando ho iniziato cercavo di fare un uso sperimentale ( e non paracinematografico come si usava all’epoca, negli anni Novanta) dei formati non professionali, marcendoli, non migliorandoli. Questa mia ricerca della demolizione del mezzo, della tecnica, parte dalla convinzione che se il messaggio interno è forte passa comunque. Certe riprese disarticolate e di bassa qualità, a me usuali, sono poi state sdoganate da modalità-eventi (ricordo in particolare come al G8 di Genova dei girati con la camera accesa a riprendere il marciapiede e la corsa dell’operatore in fuga divennero valide, ‘normali’ perché valeva il loro contenuto) e dal digitale. L’uso di filtri è sempre stata una scelta chiara, creati da me, non professionali, mutuati dalla fotografia. Altro esempio: la scenografia, continuamente inficiata, sporcata, pulita ma con un elemento ad inquinare. La recitazione, inceppata, decontestualizzata, mostrata palesando il contesto, vilipesa ostentando lo sguardo all’inesistente monitor. L’assenza di musica (anche in Teatro Ateo) per cercarla nella voce, nei rumori incontrati e provocati d’attorno. Citandomi: l’estetica che è parte fondamentale della ricerca dell’artista si compenetra all’etica ed in maniera parallela le due istanze viaggiano sulle emozioni-azioni dell’uomo contemporaneo esplorandone i lati oscuri, affogando nei meandri dell’io, nelle buie nicchie della psiche. Ecco, l’antiarte per me è anche l’etica, assolutamente correlata all’estetica. Nessun compromesso, nessuna discesa nei gironi del patteggio, divenire puro è il fine, tornare feto, ricollegare il cordone ombelicale. La coerenza è alla base del mio essere antiartista. Non bisogna mai cedere alle lusinghe, mai piegarsi e diventare un bene di consumo. In questo, ecco, io mi sono rimosso, autorimosso.
17-Nella recente intervista-fiume per Cinecritica (n.80, 2015, a cura di Domenico Monetti) dici: “I contenuti restano superiori all’ottuso ed insensato cinema americano ma c’è un imbarbarimento generale. Le maestranze restano professionali ma poi: attori che non sono attori, registi incapaci, storie vuote: tutto è peggiorato. Le colpe principali le attribuisco alla politica ed alla TV. Nella fiera del luogo comune bisogna consolare, intrattenere, alleggerire. I talenti fanno il doppio della fatica ad emergere a causa delle corsie preferenziali attribuite ai soliti noti.” Cosa pensi esattamente del cinema americano? Segui gli oscar?
Penso che produca dell’ottima merce, dei prodotti ben confezionati spesso copiati a tanto cinema d’autore. Gli oscar li trovo assolutamente autoreferenziali e complementari all’orripilante sogno americano. Se un amorfo con una mezza espressione è il miglior attore al mondo a Gian Maria Volontè dovevano andarne almeno cento. Morricone, per fare un altro esempio, ne meriterebbe 3-400.
18-E la fiction?
Tranne rari casi è morta da decenni. Gli pseudo attori che interpretano le fiction non fanno altro che sussurrare, scambiano il recitare col sussurrare, l’italiano col dialetto; andrebbero presi a calci in culo e rispediti alle elementari.
19-Cos’è la realtà?
E’ la cosa più oscena da mettere in scena.
20-Come crei?
Dipende dall’Attimo che come sai sfugge. Di recente un video è diventato un testo teatrale ed una poesia è sbocciata in un video.
21-Come vedi l’Italia?
L’Italia è affetta-infettata dall’ignoranza, questo cancro osceno la sta divorando. Bisognerebbe obbligare ogni italiano a leggere. Ogni Utopia è bandita. L’unica via è la fuga. E’ un paese in lutto, morto, il cui cadavere è sbranato, vilipeso, da mille avvoltoi. E di certo la peggiore 'Itaglia' che io abbia (e dico abbaia) mai visto. E’ tutto un piagnucolare, solo quando si è colpiti direttamente ci si interessa a questo o quel problema. A questi italiani toglierei il calcio ed i soldi per vederli rantolare: unicamente in questo stato capirebbero il proprio Stato.
22-Non sarebbe ora di riesumare ‘Itagliano’?
Come ti dicevo sopra, la provocazione non ha più senso: la realtà di questo paese ha superato qualunque fantasia. Molti miei video, a distanza di anni, sono ancora attuali.
23-Cosa cerchi?
Lo stupore, lo stupirmi ancora nell’atto, eccedere, debordare. La strada è sempre la stessa, sbagliata e sghemba, inceppata. L’importante è non prendere quelle giuste, sempre troppe a provocarci, a proporci il compromesso, la norma, la regola. Non in fede, ti saluto.
Di seguito una poesia e l'esplicazione del set fotografico
Santità di un pirata
stagliato
contro un cielo inutile ai vivi
cerco Mompracem
in nere ed immobili onde
e sono
colmo di bende
strette
a fasciarmi
sconnessi ventricoli d’infanzia
e sono un pirata
ed ho una conchiglia a forma di benda
ed ho una benda a forma di conchiglia
mentre vanamente felice
inciampo sulla rena bagnata
e rincorro il niente
ai bordi di un tempo finito
colle tasche piene
di clessidre, rotte.
Disesplicazione
Ciclo: 'Santità di un Pirata'
ProtoPerformer: Flavio Sciolè
Foto: Chiara Francesca Cirillo, Archivio Sciolè
Poesia: Flavio Sciolè
Anno: 2014
Esplicazione
In questo progetto Flavio Sciolè torna a tematiche a lui care esponendole in foto (fermandole, non un video quindi) all’interno di un set fotografico a cura di Chiara Francesca Cirillo. Contemporaneamente è arrivata la poesia (un’ulteriore immobilità, non la voce quindi) a restituire immagini alle immagini.
Sinossi
Esplicazione performativa in foto e poesia dell’agognata ricerca di un ritorno/ non ritorno ad uno stato infantile colmo di pirateria e santità. (FS)
Il filmaker FLAVIO SCIOLE’ è stato selezionato per la diciottesima edizione del Portobello Film Festival dove il prossimo 14 Settembre saranno proiettati quattro suoi video presso i Westbourne Studios di Londra nella sezione Feature Film & Shorts. Già l’anno scorso gli era stata dedicata una retrospettiva. Due dei titoli proiettati sono in anteprima mondiale: ‘Capitale Sacrale’ (un omaggio a Roma) e ‘Marilyn is Dead’ (un’esplorazione in videoarte sulla fine di MM). Gli altri due sono Sublime 70 e Requiem 70 (presentato a febbraio al Berlin International Directors Lounge). Questi ultimi due sono legati al subliminale ed a restituzioni visive beat.
FLAVIO SCIOLE’(Atri,1970). Agisce come attore, regista, performer da oltre venti anni. Proiettato in tutto il mondo, a giugno a vinto il Gran Premio Della Giuria All’Opera Più Originale alla Quarta edizione del CinemAvvenire Video Festival. Nel 2013 partecipa, tra l’altro, a: Untouchable (Londra), San Giò Verona Video Festival, A Film For Peace Festival. Il sito americano Mondo-digital.com ha dedicato una monografia ai suoi film. Lo scorso 6 Settembre è uscito il DVD di ‘Kristo 33’distribuito in tutta Italia.