Holy EYE

CERTIFIED

di Luca Torzolini

I gufi - Foto di Stefano Terenzi 1

Gufi si nasce?
[Marisa] Gufi si muore.
[Luigino] Ma la risposta non è pertinente.
[Marisa] Allora non lo so.
[Luigino] Io sono nato gufo. Ma non posso giurare che questo avvenga ogni volta e per ogni esemplare di gufo.

Qual è il vostro ruolo sociale?
[Marisa] Abitiamo i quartieri più miseri e malserviti.
[Luigino] Svolgiamo i lavori più umili e malpagati.
[Marisa] Gli uomini ci trattano come bestie.
[Luigino] Ma da sempre affasciniamo le donne sposate, che trovano riparo tra le nostre piume.
[Marisa] E perché proprio le donne sposate?
[Luigino] Perché crediamo nel valore della famiglia.

Guidando sull'A24 notate che un camionista, accostatosi sulla vostra destra nell'atto di sorpassare, va su e giù con il braccio e probabilmente si sta masturbando su di voi. Come reagite?
[Luigino] Cos'è l'A24?
[Marisa] Cos'è un camionista?
[Luigino] Cos'è la nostra destra?
[Marisa] Sono immagini che non possiamo immaginare.
[Luigino] Viviamo sempre in casa, ci guardiamo tutto il giorno, non usciamo mai.

Che cos'è la bellezza?
[Luigino] Marisa.
[Marisa] Gianni Barba, l'amante dalle piume di cristallo.

E' morto, sogna o son desto?
[Luigino] E' sempre morto. E' l'alternativa migliore.
[Marisa] Io ho fatto un sogno funesto.
[Luigino] Tienilo per te.

"Strappa da te la vanità, ti dico strappala!"? (Canto pisano 81, Ezra Pound)
[Luigino] Sembra una cosa dolorosa. Magari un'altra volta.

Perché non fate uso dei social networks?
[Luigino] Perché ti esprimi in termini inglesi?
[Marisa] Perché ha studiato, come noi.
[Luigino] Nonostante siamo gufi parliamo un corretto italiano.
[Marisa] Lo parliamo tra di noi, perché non ci piace dare confidenza agli estranei.

I gufi - Foto di Stefano Terenzi 2

Vincete un milione di euro alla lotteria. Che ci fate?
[Luigino] Potremmo nascondere i soldi nel materasso.
[Marisa] Potremmo anche comprare un nuovo materasso.

Dove vanno a morire i gufi?
[Marisa] Moriremo soli. Nei nostri letti.
[Luigino] Io morirò in bagno.

Cosa centrate voi con l'intervista a Ivan Talarico e Luca Ruocco presente nel giornale?
[Luigino] Non so di cosa parli.
[Marisa] Parla di quei due.
[Luigino] Ma io non li conosco, e neanche tu.
[Marisa] Io non li conosco, e neanche lui.

Come e quando nasce la passione per i burattini da parte della famiglia Ferraiolo?
In fine ’800 il mio bisnonno, mentre camminava nella villa comunale di Napoli, vide un signore che faceva le “Guarattelle” (il burattino antico, composto da una testa di legno scolpita e un pezzo di stoffa). Una di queste due era appunto Pulcinella. Questo signore faceva solo danzare o picchiare tra di loro i burattini. Con la “pivetta” (piccolo pezzo di plastica da mettere in bocca, vicino alla gola, per modulare il timbro vocale) dava la voce a Pulcinella. Il mio bisnonno, riprendendo l’idea di questo artista ambulante, cercò di riproporre gli spettacoli sperando di migliorarli. Creò quattro farse, prendendo come riferimento la vecchia commedia dell’arte napoletana. Attraverso le commedie di Goldoni e Scarpetta (padre di Eduardo De Filippo) ha creato i burattini attuali. Costruì un carretto con tre ruote trascinandolo da un paese all’altro per sopravvivere tramite la rendita di modesti spettacoli. Poi ci fu la seconda guerra mondiale e dovette smettere. Due anni dopo mio nonno Francesco e suo fratello Salvatore hanno ripreso l’attività e hanno scritto 18 farse che ancora oggi noi rappresentiamo in tutta Italia.

Per i vostri spettacoli preferite utilizzare i personaggi della tradizione o siete più orientati verso l’innovazione? Avete mai dato vita a nuove figure?
Essendo gli unici a rappresentare la vecchia commedia dell’arte non vogliamo contaminare troppo le trame con nuovi personaggi, pur avendone reinventati due per alcune sceneggiature. In Pulcinella e Sandokan, Sandokan fu utilizzato in uno spettacolo con effetti pirotecnici in cui incontra Pulcinella che lo aiuta a salvare il padroncino rapito. Pulcinella naturalmente non si muoverebbe mai dalla sua carissima Napoli, quindi è Sandokan che tramite una magia compare nella città partenopea. Il secondo personaggio reinventato è Babbo Natale in Pulcinella, Babbo Natale e il flauto magico. Non è stato facile accostare questi due personaggi a Pulcinella, ma lo abbiamo fatto su richiesta dei bambini.

Quali sono gli espedienti utilizzati nei dialoghi per stimolare il riso?
In pratica la nostra base principale per far ridere le persone è Pulcinella che, facendo finta di non capire ciò che gli viene detto, riesce a prendere in giro tutti, comprese le autorità e le persone più colte di lui; come ad esempio nella storia in cui Felice Sciosciammocca, il plurilaureato intellettuale dei burattini, esce dall’ospedale in preda alla fame più feroce e, recatosi alla casa dove Pulcinella è responsabile della cucina, riceve del cibo dalla sua padrona. Ma Pulcinella gli impedisce di mangiare le polpette offerte tramite indovinelli dove si dimostra più furbo del malcapitato.

Considerate necessario l’inserimento di una morale all’interno dei vostri spettacoli?
La morale è necessaria e sempre positiva. In tutti gli spettacoli vince sempre Pulcinella, dietro la cui maschera da classico furbone c’è un cuore estremamente sensibile. Pulcinella incarna il bene assoluto e universale.

Chi si occupa della scenografia?
Tutti gli oggetti utilizzati (fucile, sciabola, bastone, accetta, sedie, tavolo, scarpe, scopa, pennello gigante, cappelli particolari) sono realizzati artigianalmente da noi che con la cartapesta creiamo anche i burattini. Il letto ad esempio è costituito da un piccolo materassino, un soffice lenzuolo e un grazioso cuscino cuciti da mia madre. Al contrario gli sfondi sono dipinti da un pittore, il quale traspone su tela i particolari necessari alla narrazione della commedia. Abbiamo oltre 42 scenari diversi: bosco, cimitero, piazza di paese, camera nobile e camera di castello, cantina, veduta Napoli (si vede il mare a destra e il Vesuvio a sinistra), ecc.

Qual è il target cui mira uno spettacolo dei fratelli Ferraiolo?
Il nostro spettacolo è adatto per i bambini dai due ai novant’anni. Lavoriamo con il 70% del pubblico adulto, perché ci sono parecchie battute comprensibili solo per loro e soprattutto perché il significato recondito dei nostri spettacoli è compreso solamente dal pubblico maturo.

Quali sono le difficoltà che deve affrontare chi si accinge a divenire un maestro burattinaio?
Forse noi saremo l’ultima generazione di burattinai. I motivi sono vari: non abbiamo sussidi o sovvenzioni da parte di nessun ente, abbiamo grosse difficoltà burocratiche, gli spazi per lavorare sono diminuiti e la concorrenza, non di burattinai ma di altri commercianti e ambulanti, si è fatta asfissiante. I contratti con gli enti sono diminuiti del 70%. Inoltre noi lavoriamo con un pubblico non agiato e quindi i guadagni sono ridotti all’osso causa la crisi. Le tasse sono aumentate e il bilancio va in rosso. Io continuerò finché le forze mi permetteranno di continuare, finché tornando a casa troverò il piatto in tavola. Ma per ora e da sempre la forza più grande me la danno le risa di milioni di bambini che attraverso i miei spettacoli si divertono fino all’inverosimile: ciò colma il mio cuore di gioia e mi dona la volontà per continuare.

Come finiscono i vostri spettacoli?
Di solito, alla fine della commedia c’è sempre un personaggio che chiede a Pulcinella: “Sei contento di come sono finite le cose?” e lui risponde: “Sì, sono contentissimo, ma lo sarei di più se avessi il perdono e un applauso da questo rispettabile pubblico”. Un finale molto particolare, ereditato dal Goldoni, consiste in Pulcinella che non ha più un soldo né un mobile a causa di Felice Sciosciammocca, il quale ricevendo un lascito ne dona una parte a Pulcinella e a questo punto gli chiede “Vuoi dare superbia anche al pubblico ora che sei ricco?” e lui dice rivolgendosi prima a Felice, poi alla fidanzata di lui e infine al pubblico: “Un momento, non prendiamo equivoci, questi signori nu’ stann’ miscate ‘n miezz’ a ‘sta mazzamm’. Pe’ te songo ‘nu principe, pe’ te so’ ‘nu signor, ma per questo colto pubblico sono un umile servitore”. E a questo punto si chiude il sipario.

di Luca Di Berardino


Da quando è arrivato nei nostri salotti il tubo catodico ha accompagnato intere generazioni nel corso della loro vita. Da quel momento tutti siamo stati suggestionati, seppur in maniera minima, dal nuovo mezzo mediatico; ci ritroviamo così in una posizione dialettica subalterna dove siamo costretti a fagocitare qualsiasi concetto senza la possibilità di contraddittorio. Ogni informazione che filtra, per quanto futile, acquista un potere condizionante impressionante; così da arrivare a lanciare nuove mode e nuovi modi di essere, capaci di formare un modello comportamentale di imitazione e influenzare intere generazioni ancora in cerca di una propria identità. Importante notare in questa dinamica il centrale ruolo che riveste l’informazione: l’imparzialità è una mera utopia in quanto anche la semplice scelta del palinsesto televisivo impone un punto di vista sul reale! Se a ciò si aggiunge che circa l’80% della popolazione italiana sfrutta i telegiornali come unica fonte di informazione, è molto facile dedurre come ciò possa alterare la percezione della realtà che ci circonda. Nei primi anni di vita era concepito come mezzo per informare e aumentare il livello culturale medio, ma a partire dagli anni Novanta assistiamo ad un radicale cambiamento: il messaggio condizionatore dominante ci avvicina ad una realtà priva di contenuti basata sull’estetica. Il palinsesto è drammaticamente intasato dalla famigerata tv spazzatura come reality, varietà e talk show. Prende vita così una realtà fittizia che ci promette visibilità e denaro facile: un mondo dove, se scegli il pacco giusto, puoi vincere anche un milione; un mondo dove un corpo sexy non ha bisogno di QI a tre cifre per guadagnare migliaia di euro. Come ci dimostrano le folle di ragazze in coda per i provini delle veline, le greggi in fila per le selezioni del Grande Fratello o del pubblico in qualsivoglia talk-show: la televisione attira a sé come falene una percentuale di popolazione che trascende il mondo reale. Si abbandona un mondo troppo grigio e stressante per cercare un’arcadia fatta di luci e colori che condurrà al successo, alla notorietà e al guadagno. Una nuova concezione del lavoro e del profitto che rischia di allontanare simbolicamente dall’osservare, analizzare e criticare la realtà circostante. La realtà fittizia creata ha degli standard da rispettare; si entra nel mondo televisivo solo se si possiedono le caratteristiche necessarie. Le quali sono selezionate in base a criteri puramenti estetici: il bagaglio culturale e le conoscenze Fuori controllo specifiche sono, ormai, solo un’appendice a cui le luci della ribalta non sono interessate. Questi criteri, imposti in maniera indiretta, sono ormai sacrosanti fonti di ispirazione e imitazione. Parte delle nuove generazioni, i dirigenti di domani, è attratta a tal punto da sacrificare tempo, denaro e personalità per conformarsi alla concezione televisiva e alle sue regole. Un sogno da realizzare che promette fama, ma necessita l’omologazione al pensiero unico televisivo. Se una parte della popolazione è completamente immersa nella realtà illusoria, la stessa non avrà la consapevolezza necessaria per comprendere i problemi che attanagliano il Paese. E una volta che lo scollamento tra il piano politico e il piano socio-culturale è completo, il rischio di vedere erosi i diritti fondamentali di una società democratica è molto alto. Una perdita di diritti direttamente proporzionale alla perdita di consapevolezza generata dalla televisione.



Fonti:

Sergio Colabona intervista su youtube http://www.youtube.com/watch?v=lHeIZIiKJ8k

Pasolini: http://www.youtube.com/tch?v=CW6NEVr8CC0

Fabio regista del grande fratello http://www.youtube.com/watch?v=xMFjSjvQUdA

Videocracy

Karl Popper: http://www.youtube.com/watch?v=nYVtjqoyTqQ

http://www.youtube.com/watch?v=75M6vTSZBOE

Current: le veline


So che l’afflusso delle e-mail di richiesta da parte degli uomini per partecipare ai provini hard è ingente. Quali sono le reali possibilità di essere chiamati per le selezioni?
In realtà le possibilità sono quasi nulle. Entrare nel mondo dell’hard non è una cosa semplice. È più probabile che si accetti di fare un provino a chi si presenta in coppia, cioè al maschio che si propone insieme ad una bella ragazza e intende dimostrare le sue capacità.

Cosa ne pensi delle case di produzione che chiedono soldi sul web per realizzare film porno?
Beh, dipende. Ci sono professionisti che realizzano filmati di un certo livello per delle coppie che intendono avere riprese video delle loro intimità. In quel caso si tratta di un vero e proprio servizio a disposizione della massa che permette la realizzazione di un sogno alternativo di molta gente: essere protagonisti in un film hard.

Perché fai questo lavoro? Ti piace?
Mi piace essere vista e riconosciuta dalla gente, essere il sogno estremo di un uomo. Il piacere personale è un’altra cosa.

Che effetto fa essere oggetto dei desideri e degli sguardi quando ti esibisci come spogliarellista?
È stupido dirlo ma… ogni volta che esco prima dello spettacolo c’è ancora quella “cosa” che mi prende allo stomaco, come quando devi fare un esame. Ma una volta sul palco esprimo me stessa, in un’arte in cui il ballo di un corpo nudo deve creare tensione e desiderio.

Come ti sei avvicinata al mondo del porno?
Ho iniziato come ragazza immagine, poi come modella. In seguito sono entrata a far parte della vita notturna nei sexy-disco. Sentendomi a mio agio in questo particolare mondo mi sono pian piano avvicinata alle fiere erotiche, all’inizio solo per curiosità, che in fondo è il motivo per cui si muovono le cose. E poi finalmente la proposta da parte di una delle più importanti case di produzione: la Pinko.

Rifarsi è fondamentale nel mondo del porno?
Non è più un processo limitato al mondo hard o a quello televisivo. E poi dipende dalla persona. Chiunque, oggi come oggi, utilizza la chirurgia plastica per migliorare aspetti del proprio corpo. Incrementare due taglie di seno o farsi tatuare il contorno delle labbra è una cosa che pian piano sembrerà sempre più normale.

Cosa ne pensi del porno sul web?
Credo che la pirateria informatica abbia danneggiato il mondo dell’hard (come è avvenuto per il cinema in generale) abbassando le vendite e quindi le possibilità da parte delle piccole-medie case di produzione di fare film high budget utilizzando tecnici con professionalità adeguata, location particolari e attori e attrici capaci. I siti delle case di produzione stanno facendo offerte incredibili per controbilanciare questo fenomeno.

Quanto è importante la cura del corpo per te?
La parola “donna” dovrebbe significare “curarsi del corpo”. È un dovere, oltre che un diritto costituzionale, aver cura della propria salute e della sfera psico-corporea.

Cosa ti piace in un uomo?
Per me, che sono a contatto con molti uomini ogni giorno, è importante che un uomo mi prenda con la testa. Deve avere carattere. Non serve solo il pene per far godere una donna.

Godi davvero sul set o fai finta?
Fare l’attrice vuol dire recitare. Devo ammettere che nelle scene chiamate “All sex”, dove non c’è trama, si può godere di più. Per il resto si fa finta: come l’attore fa finta di piangere (e ci deve riuscire se è un bravo attore), noi dobbiamo “godere”.

Ti piaccio?
Sì.

Le dici spesso le bugie?
No.

Ok, allora vieni a prendermi domani sera alle otto...

Cosa ti ha spinto verso il mondo hard?
Rendere la mia più grande passione un mestiere. Volevo diventare un professionista nel campo che da sempre mi affascinava maggiormente.

Che lavoro facevi prima?
L’istruttore di tiro con l’arco nei villaggi turistici e il barman sulla riviera romagnola.

Fare sesso con un numero elevato di donne a cosa porta? Cambia la visione del sesso?
Fa diventare molto selettivi come un sommelier che man mano conosce vini sempre più particolari. Diventa quasi un’arma a doppio taglio.

Cosa ne pensi degli uomini che vanno a puttane? E delle puttane?
Ognuno fa quel che crede. Noi uomini non potremo mai capire cosa significa farlo con qualcuno che non ci piace per niente, per noi non è previsto il bluff poiché non è possibile simulare un’erezione e tantomeno un orgasmo.

Oggi gli artisti sono incastrati da contratti blindati con le case di produzione. E l’attore porno?
Siamo talmente pochi che non è possibile “incastrarci”. Non c’è lo star system. Io e qualcun’altro altro siamo diventati famosi mettendo piede fuori dal settore. È li che magari potrebbe cambiare la storia…

Come mai l’idea di scrivere un libro? Per soldi o per aumentare la visibilità espandendoti anche nel campo letterario?
Se uno vuole far soldi non si butta nel mondo dell’editoria. Ci vorrebbero 50000 copie vendute e in Italia è un numero difficile da raggiungere. In verità ho iniziato scrivendo sul blog di Porno Romantica (nome che successivamente è divenuto il titolo di un libro). Il feedback positivo che c’è stato mi ha incoraggiato a scrivere il mio libro Trattare con cura.

Di che parla il tuo libro?
Il libro è un’autobiografia anomala. Parlo di argomenti di interesse comune attraverso esperienze che ho vissuto con le donne in generale e sui set in particolare. Racconto dell’esperienza nel reality La Talpa e della mia lunga carriera nel mondo a TriplA X. Cerco di coinvolgere il lettore con uno stile narrativo molto personale ed anche ironico.

di Luca Torzolini

«[…] L'odio è per i deboli: questo ho sempre pensato. Il sotterfugio, il compromesso, la menzogna sono le armi del fragile, lo scudo dell'impotente. E non li giustificherò.
Non dirò, come fanno in molti, "che gran figlio di puttana!" con accezione positiva guardando un potente che si fa beffe di un ingenuo; l'invidia verso l'operato furbesco di queste infime persone è per esseri della stessa specie schifosa.
È deleterio per persone come me guardarsi intorno e scoprire quanto poco meritevoli siano gli altri di una solida considerazione. E non mi fermo, perché la mia bocca non conosce timore né sfinimento di sorta e solo la morte aggrada come unica avversaria.
Il silenzio è una bestemmia: non cambiare le cose per l'incapacità e la paura di farlo...
Sputeranno. E la chiameranno arte.
Ci saranno la corrente del catarro, quella del moccio e la corrente delle feci. Gli “-ismo” saranno applicati a tutte le parole e l'uomo ne inventerà di nuove pur di vendere la propria incapacità.
L'uomo è la pubblicità del business.
E quando legalizzeranno l'omicidio e lo stupro non venite da me, quando il mondo giustificherà tutte le macchie dello spirito perché "il sabato sera" sarà stato più importante di sapere cosa si nascondeva dietro la formula di un acido nucleico.  La definizione di homo sapiens sapiens sarà dunque finalmente invalidata; ci saranno solo ingiustizie, soprusi, violenze e nessuno potrà porvi rimedio: non pretenda una parola in sua difesa chi non ha mai mosso un dito per difendere la cultura.
Un giorno le donne smontabili di Dalì non saranno più soltanto un delirio solipsistico e stiperanno nei loro cassetti la curiosità di Pandora e il Mondo Nuovo di Huxley. Le protesi tecniche domineranno tutte le arti e l'uomo non saprà fare un calcolo: non ci sarà alcun pensiero originale, neanche un solo pensiero umano. Il mio urlo sarà allora l'indignazione colta di chi non sa che farsene della vostra stupida e sottomessa e aberrante e oscena e putrida educazione alla vita moderna e ai suoi immondi meccanismi. Unitevi a me, ora, nella schiera di chi pratica la via della conoscenza e della sensibilità, immergendosi in una vita piena d’interessi e di affetti: non c’è bilancia più esatta e in grado di soppesare le vostre azioni del ritorno che da esse avrete indietro. Il mondo fa schifo ed è colpa vostra e solo le vostre azioni lo potranno cambiare».

L'assessore alla cultura riprese fiato, poggio il foglio sul comodino vicino all’assegno da dodicimila euro; si guardò allo specchio ma non si riconobbe. Non ricordava più che le parole appena pronunciate erano davvero parole sue, parole dette in passato, piene e potenti parole dell’intellettuale di un tempo. Un intellettuale che aveva combattuto contro il potere e l’ignoranza e infine, stanco dell’indifferenza del prossimo, aveva perso la fiducia nell’onestà.
Mentre annodava una cravatta firmata sul colletto di una camicia firmata, la moglie lo abbracciò da dietro e  disse «Con questo romantico e rabbioso discorso sulla giustizia e sulla meritocrazia riuscirai ad affascinarli tutti! Sai benissimo, amore mio, quanto gli uomini di questo secolo siano suggestionabili...»

 

Intervista a Riccardo SchicchiSono all’invidia sexy disco. Qui con me c’è il regista di film hard Riccardo Schicchi, con lui la pornostar Mercedes Ambrus.
Diventare uno scrittore a tempo pieno è per me un sogno quanto lo è stato per Raymond Carver. La vita, con i suoi doveri e le responsabilità, pesa gravemente sulle mie spalle. Sogno la vita dei grandi scrittori mentre lavoro come cameriere o quando mi metto in fila alle poste per pagare le bollette.
Ho sempre pensato che l’arte reale, quella che dà un pugno allo stomaco per farti reagire, non potesse essere commerciale per due ragioni intrinseche al business e che collimano con l’identico meccanismo economico di domanda-offerta: in Italia il pubblico richiede sogni a basso costo per poter evadere la realtà e le case editrici per non rischiare il fallimento vi si adattano ben volentieri.
Quindi rimangono due possibilità: la prima, per me inaccettabile, consiste nello scrivere un romanzo commerciale; la seconda, nel trovare un lavoro redditizio che non porti via troppo tempo e permetta guadagni notevoli. Ma abbandonai tempo addietro l’idea che fosse possibile guadagnare in modo onesto senza una forbita istruzione con prerequisiti imprescindibili quali la tranquillità e la stabilità economica: non tutti nascono sotto l’insegna della borghesia.
Inoltre ho sempre creduto che fare film porno sia al contempo leale e dignitoso. Sebbene il mondo dell’hard riservi non pochi compromessi, iniziando dal problema morale che investe l’immagine di chi ne fa parte, risulta comunque uno dei pochi modi di rimanere pulito in un mondo di immondizia. Il sesso è un prodotto che la società fagocita in ogni modo, dai siti in smisurata crescita all’iperaffolamento dei night.
In Italia, dove le sigarette ostentano “Il fumo uccide” nel taschino dell’uomo comune e dove il gioco d’azzardo è illegale ma slot-machine statali gremiscono i bar, le possibilità di migliorare la propria condizione sociale sono davvero inesistenti.
Ora, visto che Boogie Night ci ha raccontato l’altra Hollywood, chiedo cortesemente al regista italiano Riccardo Schicchi di raccontarmi l’altra faccia dell’Italia.

È possibile girare un film porno in Italia?
Si. Dal momento in cui lo Stato ha messo imposte sulla pornografia è possibile girare una pornografia che non contenga reati.

I pear to pear e i siti in streaming, dove vengono caricati anche i video con copyright, hanno messo in crisi il mondo del porno?
Come tutti i mercati, il mercato del porno è sottoposto al crimine di scaricamento o visione gratuita di più file con diritti d’autore, facilitato dai pear to pear e dai siti streaming. Il comunismo è sempre stato contro la proprietà. È una pratica comunista quella di usurpare la proprietà degli altri e regalarla. Ma pare che tutti, indistintamente dall’orientamento politico, scarichino musica e film da internet.

Oggi c’è una smodata passione per i filmati amatoriali, tanto che persino delle case di produzione cercano d’emularli. Sai spiegarmi il perché?
Probabilmente è più eccitante perché ci si può immedesimare e sono più realistici; non è eccitante vedere i carri armati di cartone nei film di Salieri.

Quanto guadagna oggi un attore di film porno?
Eravamo arrivati ad un massimo di 1000 euro al giorno. Da un po’ di tempo si è abbassato il valore e oggi il compenso si aggira sui 250. Con una cifra del genere puoi trovare di tutto. Poi ci sono altri parametri da valutare: dopo aver fatto qualche film il compenso dell’attore si abbassa, poiché diventa competitore di se stesso quando arriva nelle videoteche.

Quali sono le caratteristiche necessarie per recitare in un film porno?
Bisogna per l’appunto saper recitare. Avere inoltre un’erezione costante, gestendola anche con i farmaci. Durante le pause se gli attori hanno il membro in erezione capisci che hanno preso qualcosa. È importante anche la fisicità: delle gambe lunghe e un sesso che si aggiri sui 25 centimetri sono necessari per dare un’immagine chiara.

Quanto guadagna una troupe cinematografica?
Le troupe guadagnano davvero poco. Una volta con 15000 euro a giornata si girava. Oggi potrebbero bastare anche 5000 euro tra attori, regista, direttore della fotografia (se ci può permettere di averne uno); oppure non si gira proprio.

Cosa puoi dirmi delle moderne riviste pornografiche?
La pornografia su rivista è morta nelle edicole degli anni ’70-’80. Oggi una rivista non può competere con il suo passato; le riviste vecchie cannibalizzano le nuove.

Secondo te mi conviene continuare a scrivere e a fare il cameriere?
Ti sconsiglierei di fare film porno. Magari lascia perdere anche il cameriere. Vai in Tailandia a comprare le palline per lavatrici. È la New Age: Qui basta inventare un sistema piramidale e si diventa miliardari.

Le anime dimenticate 178 anni. Sabino, l’artista. Whiskey sotto l’ascella, carboncino in mano e la mitica frase “carta pane!” Ed ecco che il cameriere porta la “tela” un po’ unta sui lati e lui prepara il soggetto sulla sedia, lo scannerizza con occhi di falco e, in un italiano da un dente solo, dice “Fermo. Sei mio!” Lo trovi al “Posto 9”, uno chalet-ristorante di Martinsicuro che frequenta come fosse casa sua. Il tratto nervoso del Maestro elabora al primo incontro con i soggetti solo profili, metafora di una realtà che possiamo osservare limitatamente. Poi c’è “su la testa!”, “concentrati!” e “ho concluso!”, tira le ultime stoccate “paniche” e ti mostra il disegno finito, gira il foglio e mostra “l’anima”, il colore che ha trapassato la carta e rende l’unicità del soggetto: il disordine dell’assurdo, pozzo emozionale di chi, di chimere, non canta ragione o torto. Solo la distorsione enigmatica della bellezza.

Fammi un affresco di ciò che ti ha portato a fare quello che fai.
Io sono sulla strada per far capire agli altri cos’è l’arte. A scuola non la insegnano, per questo devo insegnarla qui sulla strada.

L’arte o la vita?
Sono la stessa cosa. L’arte insegna alla vita come la vita insegna all’arte.Le anime dimenticate 2

Cosa vorresti cambiare del mondo?
Non voglio cambiare nulla. Però hanno dimenticato la sensibilità, pensano che siamo robot o robaccia simile, che non alziamo mai la testa. Bisogna ricominciare da capo, con calma e strategia moderna: una cultura rinascimentale, un nuovo rinascimento.

Quali sono le persone che preferisci?
Gli imperatori romani. Specialmente Cesare e Augusto. Chi ha creato e crea la civiltà, il progresso. Soprattutto Cesare, facendosi pontefice massimo, capì i meccanismi di base per un buon potere centrale.

Cos’è la politica?
Io avevo due zii. Uno era di destra, uno di sinistra. Sono morti tutti e due.

Descrivi la realtà che stai vivendo ad un uomo del futuro?
Dunque. Queste sono due fasi. La realtà attuale è che siamo in mano a dei buffoni. Se fra un anno non cacciamo tutti a calci in culo siamo rovinati. Il futuro? Non esiste…

Scrivi anche poesie, vero? In che lingua?
Scrivo le poesie in francese perché spesso non lo ricordo bene: la poesia è dimenticanza.

Qual è il senso della vita?
Lorenzo dei medici ha scritto “i canti carnascialeschi”. Quello è il senso della vita.

Qual è il senso della morte?
La vita stessa.

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