A volte New York City sembra essere davvero un unico grande giardino ricco di segreti. Non tanto per i numerosi parchi pubblici, né per il verde che, alzando lo sguardo al cielo, è possibile notare tra i vetri trasparenti degli edifici. Mi riferisco piuttosto agli eventi che la città propone, come le parate domenicali che oramai sono diventate tra gli appuntamenti più cool in assoluto dell’estate newyorkese. La Fifth Avenue, la via elegante dello shopping, ogni domenica si trasforma in un lungo palcoscenico, dalla cinquantanovesima strada, all’altezza dell’ingresso a Central Park, fino ai quartieri di Downtown. Ed è lì che ogni domenica la città assorbe suoni, colori e lingue diverse. La parata più conosciuta è tradizionalmente quella LGBT, che quest’anno ha festeggiato il trentanovesimo anniversario. Re-volver era presente all’evento.
29 Giugno.
Ci sono giorni d’estate in cui New York è meglio evitarla. Il caldo secco e l’umidità creano quella sensazione di appiccicoso a cui nemmeno una bella doccia fredda può porre rimedio. La domenica del 29 Giugno scorso è stata una di quelle giornate. Nonostante la quasi totale assenza di smog, a spalleggiare le alte temperature c’erano gli odori di frittura dei carretti agli angoli delle strade, il sudore delle migliaia di persone ammassate come nei mercati del pesce di Chinatown e la presenza costante di grattacieli da toglierti il respiro solo a guardarli. In occasioni simili viene spontaneo pensare ai soffici venti estivi delle montagne appenniniche o alle azzurre acque tropicali.
Prima dell’esperienza newyorkese non avevo mai partecipato ad un raduno LGBT, ma anche poche settimane nella città che non dorme mai bastano a chiunque per capire che un evento simile lì deve avere un fascino del tutto particolare. Unico. Magico. Basta anche solo camminare di pomeriggio per le strade di Chelsea o del West Village, in un qualsiasi giorno lavorativo, per rendersi conto che New York è una città multiforme, dalle mille facce e da altrettanti misteri. La “comunità” omosessuale copre una grossa fetta della popolazione nella Downtown. Ma poi ci sono anche gli alternativi dell’East Village, molto più rockettari e di cui a volte si fa davvero fatica a capire l’orientamento sessuale. E infine c’è Brooklyn, con i suoi quartieri a ridosso dell’Hudson, come Dumbo e Williamsburg, un tempo zone di magazzini fatiscenti, oggi sempre più invasi da giovani artisti, alternativi e omosessuali per via degli affitti troppo alti di Manhattan.
Il punto migliore per osservare la sfilata dei carri è all’altezza della quattordicesima strada, la zona universitaria per intenderci. Ma il Gay Pride non è come il carnevale di Rio, sia ben chiaro. Dimenticate tette e culi al vento o scene di dubbio gusto. A sfilare non manca nessuno, dagli omosessuali ai transessuali, ma tutti al loro posto, ordinati come una qualsiasi processione del Venerdì Santo. Ci sono i ragazzi delle Università, ma anche le forze dell’ordine, i pompieri, gli atleti, i musicisti di Harlem, i piloti e le hostess delle compagnie aeree, i vecchietti dei circoli ricreativi, le spogliarelliste e i palestrati: un fiume di gente che per oltre cinque ore non finisce di sorprendere, anche lo spettatore più libertino.
Nel pomeriggio, poi, la pioggia è venuta giù a secchiate, ma non hanno smesso di sfilare. Anzi, sotto l’acqua sembrano tutti ancora più divertiti. Insomma, un evento unico ed indimenticabile a cui le parole servono poco. E allora spazio alle immagini...