di Luca Torzolini
Se l’elegante follia del joker interpretato da Nicholson aveva strabiliato la critica, Heath Ledger non è stato da meno. Un Joker molto più umano, problematico; una follia introversa che si espande, dentro l’anima del personaggio e si rivela con discorsi quasi filosofici, sull’essenza della condizione umana, che il clown “dirige” con il pipistrello. Lo spaventapasseri gioca, al suo solito, una parte minore, mentre la sceneggiatura intesse perfettamente la storia in divenire di Duefacce, dapprima procuratore distrettuale incorruttibile e poco dopo criminale folle che abdica ogni decisione al caso, con il lancio di una moneta.
La storia, perfettamente adattata al nostro tempo, cerca di spiegare i “poteri” di Batman in maniera scientifica, anche se gli effetti speciali ci trasportano spesso nel mondo surreale dell’eroe.
La trama? Gotham City. Il Bene contro il male, come sempre.
Mentre i normali cittadini imitano l'uomo pipistrello (facendo la parte dei vigilantes, vestiti come lui), Harvey Dent, nuovo procuratore distrettuale e nuova speranza per la città, cerca disperatamente, ma senza successo, di incastrare Sal Maroni, boss della mafia Gothamita.
Ad una riunione dei capomafia, in cui il contabile Lau Chen informa la sua partenza per Hong Kong per mettere al sicuro dei fondi, si presenta Joker, che propone una soluzione ai loro problemi: uccidere Batman.
Joker mette in atto il suo piano: uccide un vigilantes vestito da Batman per poi legarlo ad un cappio e scaraventarlo contro la finestra dell'ufficio del sindaco. Sul cadavere c'è un biglietto con scritto: "Che il vero Batman si faccia avanti".
Ok, non voglio rivelarvi altro.
Piani studiati alla perfezione, battute studiate alla perfezione e azione, azione, azione.
Il finale, per nulla scontato, si potrebbe riassumere con la frase con la quale Harvey incanta Bruce Wayne al loro primo incontro: «O muori da eroe, o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo».