di Luca Di Berardino
Una sperduta villa in campagna senza numero civico o cognome, non curata e con un alone di mistero che la culla. Superato il giardino zeppo di ortiche ed erbacce arrivo al portone, cerco invano il campanello e finisco a battere le nocche sul legno. Interminabili minuti corrono mentre osservo polvere e ragnatele ; finalmente, dopo qualche istante, uno stridio conferma che l’abitazione non è così abbandonata come sembra.
Senza proferir parola mi precede al suo studio. Cerco con gli occhi quello che non mi vuol dire: è depresso e non si cura ne di sé né della sua magione, ormai…. per non parlare di quelle rughe ai lati della bocca che evidenziano un forte problema con l’alcol. Dopo qualche corridoio arriviamo in uno studio di pregiata fattura, in decadimento come tutto il resto della casa; Luigi si accomoda e mi guarda con sufficienza, l’imbarazzo sale e decido di rompere il ghiaccio con una scoreggia tonante: la potenza del peto solleva una nube di polvere che mi avvolge e mi scaraventa in un baratro di allergia e tosse cronica. Nulla lo sconvolge, la vita non ha quasi più nulla per fargli strabuzzare gli occhi. Rimane sprofondato nella sua poltrona a sorseggiare Jack Daniel; ormai non è più quello di un tempo, dovrei parlare, fare domande, capire perché è finito così. Ma a guardare quei baffoni non più all’insù e quel cappellino verde sgualcito mi sale la malinconia e sopraggiungono scene dal passato.
Quando saltava scalciando, quando ci lanciavamo cluster-bomb dai go-kart, oppure qualche mese fa, che mi insegnava a fare le rovesciate. Eppure non è stato sempre così: è colpa del fratello! Ne sono sicuro, quel tappetto rosso mangia-spaghetti voleva essere sempre lui a salvare la principessa, mai che in più di venti anni abbia lasciato dello spazio allo sfigato parente. Da quando vennero alla luce, Mario il primogenito è sempre stato il preferito: era il primo a scegliere la tetta da ciucciare, il primo per le violenze di gruppo sul piccolo Toad, il primo giocatore ecc .
Mario cominciò la sua carriera nel 1981: la sua tuta non era un granché e il suo unico scopo era saltare dei barili per raggiungere un gorillone. Quattro anni dopo i nostri eroi partirono insieme per salvare la principessa e questa dinamica si ripeté per molti sequel; qui Luigi si accontentava di lavorare in coppia col fratello sperando in un futuro più roseo. Futuro che però si fece sempre più nero visto che, mentre il berretto verde rimaneva solo una spalla, Mario continuava la sua evoluzione, affermandosi come pioniere del genere platform e culminando con l’arrivo alle tre dimensioni con Super Mario 64. Dal 1996 in poi, Luigi cercò disperatamente di affermarsi in casa Nintendo e si fece costruire la villa dove attualmente risiede. Le speranze sono molte ma Luigi’s Mansion si rivela un fuoco di paglia senza seguito e, mentre il maggiore già visita lo spazio, al nostro eroe non rimane altro che ritirarsi a vita privata e accettare definitivamente il suo ruolo come spalla.
Con queste digressioni che mi annebbiano i pensieri, perdo di vista il motivo della mia visita all’idraulico. Ormai però sono pieno di malinconia e non riesco a proferir parola; mi alzo nervoso e vado per imboccare la porta. Mi soffermo solo un attimo al suo fianco. “ Di cosa hai più paura?“…….. ”della consapevolezza “
Un’eco nella solitudine.