All’Hotel Tiberio di Roma dal 17 al 19 Giugno il Congresso Mondiale di Ipnosi che ospiterà un team di esperti di altissimo livello.
Dall’Ipnosi Benemegliana, Dinamica e Metafisica alle Tecniche avanzate di Ipnosi; dall’Ipnosi Conversazionale all’ipnosi Carreirana; dall’ipnosi egiziana a quella non verbale. Queste sono solo alcune delle diverse tematiche che verranno affrontate e mostrate al Congresso.
Alla fine dell’evento verrà rilasciato l’attestato valido nel curriculum a livello internazionale.
PER INFO E PRENOTAZIONI: 340.6746712 , domino.90@hotmail.it
All’Hotel Tiberio di Roma, dal 13 al 15 Maggio, si svolgerà il Corso Europeo di Criminologia presenziato da una squadra di esperti nell’analisi della scena del crimine.
Dal 13 al 15 maggio saranno esplorate più da vicino svariate tematiche: dalle tecniche avanzate di investigazione alla psicologia criminale; dalle tecniche di criminal profiling alla revisione di casi reali di omicidio; dall’analisi della scena del crimine al significato delle azioni criminali.
Questi sono solo alcuni degli argomenti che saranno presentati al Corso Europeo di Criminologia che questo Maggio 2016 vedrà riuniti, in un equipe anticonvenzionale, giovanissimi relatori internazionali in psicopatologie estreme e linguaggio non verbale, docenti di Psicologia presso il Ministero degli Interni Bulgaro specializzati nella valutazione del Lie Detector ed esperti nel settore della polizia penitenziaria e investigativa.
“lo scopo del Corso – spiega il Dr. Igor Vitale – è diffondere buone prassi al fine di aggiornare il pubblico sugli strumenti concreti per la prevenzione e la lotta al crimine, non solo a livello nazionale, ma specialmente a livello internazionale. Pertanto, quest’anno il Corso sarà aperto non solo alle forze dell’ordine, ma anche agli studenti.”
Il corso è stato pensato per coloro che, pur possedendo un apparecchio fotografico digitale, continuano ad avere incertezze sul suo utilizzo, ovvero non sono soddisfatti dei risultati ottenuti. Poiché la realizzazione di buone immagini presuppone nozioni tecniche chiare, ma anche una paziente educazione dell’occhio, il corso procederà, attraverso incontri bisettimanali, allo studio del funzionamento delle moderne macchine fotografiche e, contemporaneamente, percorrerà, con l’aiuto di materiali audiovisivi, e in maniera semplice ed esauriente, la strada dei grandi esempi dell’arte pittorica e fotografica. Si intende così valorizzare questi incontri non solo come lezioni tecniche, ma anche come momenti di crescita culturale.
Tra gli argomenti: principi di fotografia, apparecchio fotografico, messa a fuoco, tempi, diaframmi, uso delle ottiche; inquadratura, uso della luce ambiente, uso del flash; ritratto, paesaggio, reportage; correzione dei comuni difetti, uso corretto di una stampante, correzione del colore, breve storia della fotografia d’arte, tendenze fotografiche moderne.
Sarà possibile organizzare anche eventuali uscite domenicali per la messa in pratica sul campo di quanto appreso; parte del tempo sarà infine dedicata al commento e alla critica tecnica delle foto dei partecipanti.
Durata del corso: 14 incontri il martedì e giovedì, dalle 18 alle 20, a partire da giovedì 23 febbraio 2012
Luogo dove si svolge il corso: Sala multimediale della Parrocchia di S. Maria delle Grazie, Via della Bufalotta 674- Roma,
Costo di partecipazione: € 95,00.
INFO: 329-0632554 mail: culturadellafotografia@gmail.com
Ruggero Passeri è nato e vive a Roma. Ha iniziato ad interessarsi di fotografia alla fine degli anni sessanta, come autodidatta. Ha esposto le sue prime opere nel 1983 alla Galleria Il Fotogramma di Roma. Ha presentato da allora diverse mostre personali in Italia.
Nell’agosto 2008 ha esposto una sua serie di 40 ritratti di artisti e intellettuali italiani al Museo Comunale di Arte Moderna e dell’Informazione di Senigallia, raccolta poi acquisita nella collezione del Museo, che vanta, tra l’altro, opere di Mario Giacomelli e dei fotografi senigalliesi del Gruppo Misa. Passeri ha pubblicato sue foto e articoli su vari quotidiani, periodici e riviste specializzate.
Dal 2009 collabora al progetto dell’Osservatorio della Fotografia della Provincia di Roma, per il quale è responsabile del laboratorio di fotografia e stampa digitale. Viaggiatore appassionato, ha realizzato negli ultimi anni reportages fotografici in Arabia Saudita, in India e in Cina.
Nel 2010 è stato premiato con la Targa Città di Senigallia per il suo reportage sugli artisti italiani contemporanei.
Nel mese di settembre 2011 si è svolta la sua mostra “Kaputmundi” all’Istituto Italiano di Cultura a Vienna. La mostra è attualmente in svolgimento a Salisburgo, presso la Società Dante Alighieri.
Da diversi anni Passeri utilizza esclusivamente fotocamere digitali, anche per il bianco e nero, che costituisce il nucleo principale del suo lavoro.
Teatro ARCOBALENO di Roma
dal 5 al 15 Maggio 2011
giovedì, venerdì e sabato ore 21,00 - domenica ore 18,00
“LE DONNE, I CAVALLIER, L’ARME, GLI AMORI…”
Da ORLANDO FURIOSO di Ludovico Ariosto
Riduzione e regia di Vincenzo Zingaro
Con Vincenzo Zingaro - Laura Jacobbi - Camillo Ciorciaro
Musiche Giovanni Zappalorto
ENSAMBLE MUSICALE:
Giovanni Zappalorto (pianoforte), Lorenzo Gabriele (flauto), Fabiola Gaudino (violino), Federica Vecchio (violoncello).
Dopo lo straordinario successo ottenuto nella stagione precedente con “EPOS”, la lettura-concerto tratta da Iliade, Odissea, Eneide, rappresentata a Roma, al Teatro Arcobaleno e ai MERCATI DI TRAIANO – MUSEO DEI FORI IMPERIALI, Vincenzo Zingaro prosegue il suo viaggio nell’Epica con lo spettacolo. “LE DONNE, I CAVALLIER, L’ARME, GLI AMORI…”. Affiancato da Laura Jacobbi e Camillo Ciorciaro, insieme ad un Ensamble Musicale diretto da Giovanni Zappalorto (sue le musiche originali), condurrà gli spettatori nell’avvincente mondo dell’Epica cavalleresca, attraverso quello che fu definito da Voltaire “ il poema che è insieme l’Iliade, l’Odissea e il Don Chisciotte”, ovvero l’ORLANDO FURIOSO di Ludovico Ariosto.
Sullo sfondo della guerra tra i cristiani, guidati da Carlo Magno e i saraceni, seguiremo la vicenda di Orlando, il più valoroso dei paladini, che, innamorato della bellissima Angelica (bramata da ogni cavaliere), mette a repentaglio le sorti dei suoi, per inseguirla, fino a scoprire ciò che lo renderà pazzo. Solo il viaggio di Astolfo sulla Luna consentirà ad Orlando di riacquistare il senno perduto.
Uno straordinario affresco degli innumerevoli aspetti della nostra esistenza, trasfigurati attraverso un linguaggio poetico dal ritmo multiforme, animato da una continua alternanza di ironia e tragicità, di fantasia e realtà, in cui è possibile riconoscere tormenti, debolezze, passioni e aspirazioni che ogni essere umano non può non sentire come proprie.
“LE DONNE, I CAVALLIER, L’ARME, GLI AMORI…” è uno spettacolo in cui parola e musica si fondono, dando vita a un grande viaggio dell’anima.
“LE DONNE, I CAVALLIER, L’ARME, GLI AMORI…” è un evento inserito nel Progetto Speciale Teatro 2010/2011, realizzato in collaborazione con il Comune di Roma - Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione.
Ufficio Stampa
Serena Grandicelli: 06.538892 –328.8724260 e-mail: serena.grandicelli@libero.it
TEATRO ARCOBALENO (Centro Stabile del Classico)
Via F. Redi, 1/a - 00161 Roma
Info:Tel./Fax 06.44248154 - Cell. 320.2773855
e-mail: info@teatroarcobaleno.it
sito: www.teatroarcobaleno.it
Teatro Sala Umberto
Dal 12 aprile all’8 maggio 2011
AB Management presenta
Lillo & Greg
in
Intrappolati nella commedia
commedia in due atti di Claudio Greg Gregori
con
Lillo & Greg
Danilo De Santis Elisa Di Eusanio
Emanuele Salce Barbara Folchitto
musiche Claudio “Greg” Gregori e Attilio Di Giovanni
scenografia Gianluca Amodio
costumi Mara & Marina
coreografie Cristina Pensiero
disegno luci Fabio Persia
regia Mauro Mandolini
Torna a grande richiesta l’ultima esilarante creatura di Lillo & Greg che ha segnato ancora un passo avanti nella sperimentazione del linguaggio meta teatrale. L’antica sfida, che ha più volte caratterizzato il loro stile, diventa addirittura un’ossessione in questa pièce dal titolo eloquente: Intrappolati nella commedia.
Così, mentre in altre commedie abbiamo assistito ad accenni o situazioni marginali in cui la coppia di attori abbatteva il muro che li divide dal pubblico, questa volta assistiamo alla sua disintegrazione. Una quarta parete che crolla sotto le loro battute mentre Lillo & Greg scorrazzano increduli creando luoghi altri, situazioni spazio temporali parallele che divertono e spiazzano personaggi e pubblico.
Lo spettacolo inizia infatti con Greg e Lillo che stanno facendo un sopralluogo nel teatro dove andranno in scena con il loro nuovo lavoro. Sul palco trovano la scenografia di Una moglie per Thomas, la commedia che la precedente compagnia ha terminato da più di una settimana. Improvvisamente, però, si accendono le luci ed i due amici scoprono che in sala c’è il pubblico. Di lì a breve si accorgono di essere gli involontari protagonisti di Una moglie per Thomas.
Da questo momento in poi si susseguono divertenti, ma al contempo angosciosi, tentativi di uscire fuori dal bizzarro paradosso. Tutto risulta vano però, perché le porte da cui entrano gli attori per loro restano chiuse, le quinte sono murate e anche l’uscita di sicurezza li fa piombare di nuovo sul palco in un claustrofobico carosello di gag.
L’unico varco a loro disposizione li proietta in un’altra dimensione parallela: in un quiz televisivo dove sono chiamati a rispondere al classico domandone finale con un sacco di soldi in palio.
Riusciranno Greg e Lillo a scappare? O resteranno per sempre prigionieri della commedia?
Un altro avvincente spettacolo a sei personaggi, una surreale e coinvolgente giostra dai ritmi serrati e dagli inimmaginabili risvolti comici.
In occasione delle repliche romane, verrà allestita nel foyer del Teatro Sala Umberto una mostra fotografica di Carlotta Domenici De Luca intitolata ‘Lillo & Greg. Voci del Teatro e volti della Radio’ che, a partire dal giorno del debutto, si potrà visitare durante gli orari di botteghino e all’ingresso in sala.
‘…Ho deciso di rendere omaggio a due amici, a due grandi professionisti, raccogliendo scatti in cui la loro mimica e la loro gestualità, si impongono…e conquistano… Uomini, occhi, voci. Due personalità così diverse che disegnano la vita nel colore più intenso e surreale; che esistono come singoli con una forza travolgente e sorprendono in coppia con una disarmante genialità. Vorrei far rivivere a chi vedrà queste immagini, quella magia che io vivo ogni volta che inizio a lavorare con loro.’ (Carlotta Domenici De Luca).
TEATRO SALA UMBERTO
Via della Mercede, 50 – 00187 Roma
Info 06 6794753
Biglietti: da € 30 a € 20
Spettacoli: dal martedì al venerdì h. 21.00 - sabato h. 17.00 e 21.00 - domenica h. 17,30 - 2° mercoledì h. 17.00
Ufficio stampa compagnia:
M. Letizia Maffei
335 6467974
Ufficio stampa teatro:
Silvia Signorelli 338 9918303
Viola Sbragia 335 8369150
Lo spettacolo rientra nel Progetto Speciale Teatri 2010/2011:
“Autori: memoria del nostro futuro” realizzato con il sostegno
dell’Assessorato alle Politiche Culturali e del Centro Storico di Roma Capitale
Teatro Due
Dal 1° al 17 aprile
L’associazione culturale Studio 12
Diretta da Isabella Peroni
presenta
LEI LO FA ANCORA?
Omaggio ai 90 anni di ironia
di Aldo Nicolaj
con in o.a.
Elisabetta Carta, Nunzia Greco,
Loredana Martinez, Carmen Onorati
Al pianoforte Andrea Galvani
scene e costumi Cabiria D’Agostino
luci Sandro Raffaeli
regia
Giuseppe Venetucci
E’ sempre stato un momento meraviglioso – benché mi desse anche grandi sofferenze – riuscire a creare solo con delle parole di dialogo una storia, dei personaggi e delle atmosfere. E’ una straordinaria magia senza descrizioni e racconti: solo attraverso il dialogo creare personaggi, far venir fuori i loro problemi, situazioni e momenti della loro vita. Non c’è piacere al mondo maggiore di quello di assistere alla loro nascita, vederli formarsi, rendersi conto che una volta creati esistono veramente, hanno un nome, un carattere, una personalità, un modo di comportarsi, una storia dove sono rinchiusi e da cui non possono uscire.
Aldo Nicolaj
Appuntamento da non perdere al teatro Due, che dal 1° al 17 aprile verrà rappresentato Lei lo fa ancora? omaggio all’indimenticabile drammaturgo Aldo Nicolaj. Con le sue opere ha accompagnato l’evoluzione storica e sociale della seconda parte del ‘900, riuscendo ad osservare la realtà, con acuta ironia. Ha saputo sperimentare stili diversi, passando dal simbolismo al neorealismo, dal surrealismo al teatro della crudeltà, fino ad arrivare al teatro dell’assurdo. Amato e rappresentato in Italia e all’estero, le sue commedie sono state tradotte in 25 lingue. (“Classe di ferro” e “Farfalla….farfalla…” sono considerate dei classici in Russia. A Tokio “Il mondo d’acqua” è uno dei pochi testi italiani rappresentato, in Argentina per diversi anni è andata in scena “Non era la quinta, era la nona”.)
Nel ritrarre le sue figure Nicolaj appare sempre spettatore divertito del gioco che mette in atto, i suoi personaggi sempre attuali e mai volgari, vittime e carnefici insieme, ci fanno sorridere, ma soprattutto riflettere.
Dirette da Giuseppe Venetucci, Elisabetta Carta, Nunzia Greco, Loredana Martinez, Carmen Onorati, interpreteranno sette protagoniste femminili del teatro dell’autore piemontese. La pièce Lei lo fa ancora? nasce dalla rivisitazione di sette monologhi (“l’incidente”, “il telegramma”, “N.N.l’uomo”, “La clausola”, “Voglia d’angelo”, “Nozze coi sassi”, “Sale e tabacchi”) che affrontano il rapporto di coppia: storie di donne che raccontano l’amore, la disperazione, la rivincita, la solitudine, la rivalsa, la passione.
Ogni personaggio, diverso l’uno dall’altro, per estrazione sociale, per carattere, ma ricco di umanità, sarà rappresentato da ogni singola artista: un poker di attrici darà vita ad uno spettacolo divertente, pungente ed emozionante.
Aldo Nicolaj nasce a Fossano in provincia di Cuneo nel 1920. Laureatosi in Lettere con una tesi su George Bernard Shaw, scrittore dal quale catturerà un certo garbo salottiero, inizia a viaggiare come addetto di Ambasciata in tutti i paesi perseguitati dalla guerra.
Tornato in Italia nel 1948, sempre più convinto che la sua vita era invece il teatro, continua a scrivere copioni, che otterranno successo però solo all’estero in Francia, Austria, Germania, Russia, America latina, dove le sue opere sono sempre in cartellone. Autore di dialoghi e situazioni delicate, il suo teatro, fatto di “atmosfere” e notazioni psicologiche, ha quindi vita difficile in Italia. Drammaturgo versatile ha avuto, proprio grazie a queste esperienze all’estero, un’apertura verso l’Europa straordinaria.
Osserva tutto con ironia e con un umorismo, lievemente amaro, con un tocco di umanità; ricostruisce ambienti piccolo borghesi analizzando acutamente personaggi, situazioni sempre reali; ma la quotidianità è sempre soffusa di un certo soffio poetico, lirico, di un dialogo leggero, retto a volte con abilità virtuosistica. In chiave ironico-sentimentale, fissa tutto ciò che accade intorno a lui con sguardo a volte ingenuo che coglie le passioni, le fruga, le sviscera, le penetra.
Il senso della solitudine che permea tanti suoi lavori teatrali, si esplica ancora meglio nei suoi numerosi monologhi, ove Egli osserva con occhio acuto e penetrante, a volte anche spiritoso, i suoi personaggi, veramente autentici, a volte pittoreschi. Con uno stile essenziale, una sobrietà di espressione e misura nella parola, l’Autore raggiunge un’intensità nel dialogo, con punte di malinconia e di umorismo che può arrivare a rasentare il farsesco.
La nostra scelta è caduta su alcuni monologhi “Il Telegramma”, “L’incidente”, “La clausola”, “Voglia d’angelo”, “Sali e tabacchi”, “Nozze coi sassi”, “N.N. L’uomo”, che esaltano quanto detto, ove i personaggi tutti femminili, sono ben tratteggiati e animati da un vero dinamismo teatrale.
Le sette protagoniste: Laura, Linda, Giacinta, Liliana, Olimpia, Caterina, Franchina, con i loro sfoghi, le loro paure, i loro rimpianti, i loro umori, i loro rancori, le loro inquietudini, le loro ossessioni, si fondono qui in un solo personaggio, interagendo tra loro, dialogando da un personaggio all’altro, perché tutte accomunate da sentimenti universali affini, creature perlopiù chiuse in un clima di fatalità, da cui trapela il senso forse rassegnato della vita che aveva Nicolaj, ed in cui necessariamente l’uomo viene lasciato in secondo piano.
Giuseppe Venetucci
In scena al Teatro Due Sala Aldo Nicolaj (Vicolo Due Macelli 37 tel.06/6788259 www.teatrodueroma.it) dal 1° al 17 aprile. Orario spettacoli: dal martedì al sabato ore 21, domenica ore 18. lunedì riposo.
Biglietti intero euro 15, ridotto euro 12.
Ufficio stampa Valeria Buffoni
tel. 347/4871566 06/60654876
valebuf@yahoo.it
DUE ATTI IMPURI
di Ennio Speranza
ERO/LEANDRO
di Ennio Speranza
con Caterina Gramaglia
Gabriele Granito
Gabriele Sabatini
regia di Marco Maltauro
aiuto regia Federico Malafronte
NEUROSI DELLE 7 E 47
di Ennio Speranza
con Gabriele Sabatini
regia di Gabriele Guidi e Massimo Natale
(Il 18 , il 20 e il 22 /04/2010 alle ore 21,15 ; il 19 e il 21/04/2011 alle 20,00)
disegno luci e impianto scenico Alessia Sambrini
ufficio stampa Maya Amenduni
ERO/LEANDRO
Il mito greco di Ero e Leandro, di un amore perduto, di una fiaccola che illumina la via da seguire e che spegnendosi spegne la vita offre il movente per una storia urbana, scabra, feroce, che di quel mito ricalca lo scheletro. Una sorta di poema teatrale fatto di flussi di coscienza, di gesti distanti, di pulsioni nascoste, di voglia di evadere dallo squallore di una realtà o di una condizione che cinge implacabilmente i due protagonisti sebbene i loro punti di partenza siano tutt’altro che accostabili. Una giovane prostituta moldava, un suo giovane ‘cliente’ – le virgolette sono d’obbligo – una piccola scintilla che accende brevemente le loro vite, non riuscendo a rischiararle del tutto. Anzi. Ero/Leandro. Una storia minima. Non minimalista.
Ennio Speranza
NEUROSI DELLE 7 E 47
Un uomo aspetta un autobus. O sogna di aspettarlo. Un uomo è in preda al delirio. O sogna il suo delirio. Un uomo è in balia delle sue ossessioni. O sono le sue ossessioni che lo hanno portato al punto in cui è arrivato. Un uomo aspetta un autobus. E squaderna la sua neurosi. Fino a che non si decide a compiere un atto risolutivo per mostrare a se stesso di essere capace di reagire. O forse anche questo non è che un inganno.
Neurosi delle 7 e 47 è una parodia, ma né cariturale né burlesca. Forse lo è, parodia, nel senso di imitazione scadente, stereotipa, grottescamente atteggiata.
Neurosi delle 7 e 47 è allo stesso tempo gesto d'affetto e di rabbia nei confronti del teatro di Sarah Kane e di un teatro che nel momento in cui si rivela, non fa altro che girare a vuoto. Un teatro zoppo, autoreferenziale, ingrippato, talmente drammatico da risultare quasi comico.
Neurosi delle 7 e 47 è una Psicosi delle 4 e 48 all'amatriciana. Quindi, come dire, assai più terribile del suo modello.
Neurosi delle 7 e 47 può essere letto, declamato, recitato o visto recitare, assunto prima o dopo i pasti. Meglio prima.
Ennio Speranza
ASSISTENDO AD ENTRAMBI GLI SPETTACOLI, INVECE CHE A UNO SOLO, SI HA DIRITTO AL BIGLIETTO RIDOTTO.
Info e prenotazioni al nuovo numero: Tel. 06-88976626 – Fax. +39 06.89531154 – info@salauno.it - http://www.salauno.it/. E possibile prenotare anche tramite il nostro sito. Prezzo biglietti: 15 – 12 –8 euro. Teatro Convenzionato ATAC: chi si presenta al botteghino con l’abbonamento ATAC o con un biglietto timbrato in giornata, avrà diritto al biglietto ridotto.
UFFICIO STAMPA TEATRO SALA UNO
mayaamenduni@gmail.com - mayaamenduni@virgilio.it
di Hanry Menphis e Giorgia Tribuiani
Verrà un tempo in cui un meteorite grande come l'Alaska si abbatterà violentemente sul nostro pianeta, deformandone l'assetto e mutandone radicalmente l'atmosfera. I cieli si oscureranno e l'aria diventerà irrespirabile; allora per la specie umana sarà finita. E in che modo avremo lasciato il segno in questo universo? Come potranno, un giorno, esseri di altre galassie sapere che l'uomo, in queste poche centinaia di migliaia di anni, ha saputo sfruttare il proprio cervello anche in maniera positiva?
Stefano Benni un'idea ce l'ha. Per lui sarà l'arte a rappresentare il meglio della storia umana e allora, accompagnato dal maestro Umberto Petrin al pianoforte (il tutto nel suggestivo allestimento scenico di Fabio Vignaroli), si è fatto portavoce di tutti gli uomini e, all'Auditorium Parco della Musica di Roma, il 21 gennaio 2011, ha selezionato per noi cosa portare su L'ultima astronave.
Dunque gli alieni si ritroveranno fra le mani il frutto tangibile dello storico desiderio umano di comunicare: dai graffiti paleolitici al genio di Leonardo Da Vinci, dall'immaginario fantastico di Hieronymus Bosch ai ritratti di Diego Velàsquez, da Vincent Van Gogh a Cy Twombly; ma anche Klee, Bacon e Walt Disney con i suoi elefanti rosa.
Benni non fa economia di sentimenti, buoni o cattivi che siano, per accompagnarci in questo viaggio interspaziale in cui verremo giudicati non per quello che siamo, ma per ciò che abbiamo creato, sia esso letteratura, musica o pittura. E quando giunge la conclusione, coinvolgente è la chiusura dell'artista, un crescendo che appare come una spasmodica ricerca del senso della vita e dell'arte e che approda in quei definitivi punti di sospensione che ancora lasciano l'umanità col fiato sospeso e che trovano espressione, per Stefano Benni, nelle parole di Van Gogh: “Sto ancora cercando”.
Lo spettacolo è finito, ma il sipario non si chiude: l'artista ha ancora un regalo per il suo pubblico. Un racconto, stavolta, una storia fantastica su quella vecchiaia fin troppo reale che ha il sapore della solitudine. Ma anche della speranza, racconta Benni, poiché al di là di cosa è reale e cosa no, al di là di cosa sia l'arte e di ciò che ci riserveranno il futuro e la fine del mondo, l'uomo - così come l'anziano del racconto - non cerca che una mano da stringere e un cielo dove poter volare.
di Marcello Arcesi
Sfogliando riviste e settimanali che si occupano degli eventi culturali di Roma e passeggiando per la capitale, ci si rende conto che il Giappone è da tempo arrivato in Italia. La terra del sol levante affascina artisti e curatori, tant’è che in poco più di un mese due mostre distinte hanno raccontato il Giappone.
Il 30 ottobre del 2010 è stata inaugurata Tokyo Landscape, mostra di fotografia e di scrittura. Antonio Saba ha disposto su grandi pannelli le immagini di Tokio, città simbolo di tradizioni millenarie e di un’economia modernissima e in continua evoluzione. Foto che descrivono soprattutto la gente: un elegante manager fra edifici di vetro e scintillanti; umili commercianti in piccole botteghe; adolescenti che spiccano nelle folle caotiche grazie a vestiti sgargianti. Le foto di Saba si caricano di maggior enfasi grazie alle parole che Gianluca Floris dedica a ogni scatto. Lo scrittore ferma l’attenzione sul rapporto intrigante tra le architetture e l’entità culturale, tra i colori e l’individuo.
Il Museo Carlo Bilotti di Roma ha offerto una prova affascinante dell’uso di segni diversi all’interno della mostra, una pratica ormai diffusissima che rimanda a quelle del movimento Fluxus, per il quale pittura, poesia, danza e musica dovevano essere gli elementi costituenti di un unico intervento artistico.
Il 7 dicembre 2010, il teatro Sala 1, centro internazionale d’arte contemporanea di Roma, ha messo in mostra nei propri spazi, e per la prima volta sui televisori di un negozio, la nona edizione del progetto Videozoom. La rassegna, dedicata alla video arte internazionale, intende promuovere il lavoro di giovani artisti provenienti dai paesi di tutto il mondo. Questa volta Sala 1 ha scelto il Giappone e si è affidata a Kenichi Kondo del Mori Art Museum di Tokyo per la selezione dei dieci artisti partecipanti. Scopo di Videozoom: Giappone è re-inquadrare il quotidiano, interpretarlo attraverso banali oggetti e analizzarlo tramite le azioni comuni che spesso sono sottovalutate, come nel caso di un pranzo tra un padre e una figlia, forse unico momento di un confronto serio e costruttivo durante la giornata di una vita frenetica (Have a meal with FATHER, di Mariko Tomomasa).
Con Videozoom: Giappone è stato rispettato il “credo” di Nam June Paik, precursore della video arte che afferma la necessità di un’arte contemporanea fatta per divertire. Nella mostra non manca poi la qualità espressiva e comunicativa dei giovani artisti.
Di particolare importanza è stato il tentativo di far uscire l’arte contemporanea dagli spazi canonici. Infatti, la galleria che da sempre si opera per il nuovo, ha deciso di “mandare in onda” i video anche all’interno di un grande negozio di elettrodomestici (Trony presso il centro commerciale Euroma 2). È chiaro il naturale legame tra la video arte e gli apparecchi televisivi; meno intuitiva ma altrettanto diretta è la relazione tra gli ambiti economici e lavorativi, che tanto influenzano le opere dal Giappone, e il luogo fisico dove si concretizzano i processi sociali e dell’economia del XXI secolo, cioè il centro commerciale (quello di Roma è, tra l’altro, uno dei più grandi del Sud Europa).
L’azione di portare l’arte contemporanea in un luogo diverso dalla galleria sembra seguire le intenzioni di Bill Viola, che ha dichiarato: “L’arte deve essere parte della vita quotidiana, altrimenti non vale la pena parlarne”.
Il futuro dell’arte risiede nell’evoluzione di linguaggi legati alla fotografia, alle videoinstallazioni e alle installazioni sonore; ciò che conta è che lo spettatore non si senta escluso da un’espressività troppo accademica o incomprensibile.
di Manuela Valleriani
È stata inaugurata lo scorso 6 marzo a Roma la mostra Giotto e il Trecento. Il più Sovrano Maestro stato in dipintura. Se a distanza di quasi 700 anni si sente ancora il bisogno di rendere omaggio al celebre artista toscano, è perché egli ha attuato una vera rivoluzione non solo nell’arte, ma in tutta la cultura del Trecento. Giotto è stato infatti colui che ha ricusato la tradizione bizantina (greca), ricollegandosi invece ad una fonte ‘latina’, basata sui concetti di ‘natura’ e ‘storia’.
Al di là delle singole opere conservate nei vari musei italiani ed esteri, restano due importanti cicli pittorici a testimoniare la grandezza e la capacità inventiva di Giotto: Le storie di San Francesco dipinte ad Assisi e gli affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova.
Se la presenza di Giotto ad Assisi verso il 1290 è tuttora dibattuta, la critica generalmente gli ascrive le Storie di San Francesco (post 1296) nella navata della basilica superiore. Rispetto all’analogo ciclo della basilica inferiore, la serie giottesca (che, nella sua struttura a riquadri, sembra anticipare la moderna illustrazione a fumetti) non segue un criterio biografico o agiografico. Il santo è descritto da un punto di vista morale: i suoi gesti, prima ancora che miracolosi, sono fatti ‘storici’, cioè attuano un disegno divino. Nel compiersi degli eventi è allora rivelata tutta la realtà, e lo spazio – costruito come un cubo - assume nella raffigurazione “un valore costante, assoluto, universale” (G. C. Argan).
A Padova le Storie della Vergine e di Cristo (1303-05) ricoprono le pareti di un vano rettangolare, coperto a botte. Esse sono nude, prive di membrature architettoniche: la definizione dello spazio è dunque interamente affidata alla pittura. Le figurazioni sono incorniciate da un fregio piatto, monocromo, con piccoli medaglioni colorati. Il Giudizio Universale sulla controfacciata, le allegorie di Vizi e Virtù completano un quadro - nell’insieme unitario - che narra la storia dell’umanità, cui la presenza reale del Cristo pone l’alternativa morale del bene e del male. Anche qui Giotto racconta il divino e l’umano, trasforma il pathos bizantino in dramma composto, la fissità iconica in imponenza monumentale. La ‘misura’ che si avverte nelle sue opere è quella morale: il sentimento non è mai esasperato, ma si traduce in gesto, dominato da un’armonia di colori e una purezza formale che rendono la sua pittura ancora oggi ‘moderna’, paragonabile soltanto ai capolavori dell’arte classica.
di Eclipse.154
Mi ritrovo a Giulianova, nel locale Piazza Dante. Converso amabilmente con amici e presenti, mentre ammiro i quadri esposti e assisto al reading letterario di due scrittori venuti a promuovere le loro opere da Alba Adriatica. Immerso come sono in questo clima di serenità e cortesia, tipico del locale giuliese, quasi per caso vengo invitato ad assistere all’esibizione musicale organizzata per l’aperitivo della domenica seguente.
Suona Sandy Muller, dunque compro il biglietto, anzi due.
Il giorno del concerto il locale è gremito di persone che, come me, hanno il palato fino. In tutti i sensi, perché l’aperitivo a Piazza Dante è squisito, degno delle grandi occasioni, e la musica… beh, c’è Sandy Muller!
Il clima è meraviglioso, il più bello che la mia memoria riesce a mettere a fuoco. No, non sto esagerando, perché qui, oltre che di esecuzioni tecniche si parla di armonia e di animi che si scaldano. Le persone sono attente ad ogni nota, l’allegria si taglia col coltello, alla faccia della tensione, che insieme al suo luogo comune quella sera ha fatto le valigie.
Nemmeno Sandy l’avverte, che è solare, allegra e tremendamente incisiva. Sprofondo fra le sue note, precipito come gli altri astanti in un labirinto di suoni tipicamente brasiliani, mentre la soave voce di Sandy mi ipnotizza scaraventandomi in un Nirvana dal quale uscirò soltanto due giorni dopo.
Io, cresciuto a pane, Pink Floyd e Doors, ora mi inchino dinanzi a un qualcosa di totalmente differente, ma incredibilmente avvolgente. Sandy Muller è una scoperta sensazionale; la sua voce, accompagnata dall’estro e competenza della band, si innalza, molto più in alto della mia testa, oltre il soffitto del locale, lassù in cielo. Mi commuovo più volte, perché davanti a me c’è una ragazza carina, timida, genuina, capace di fare ciò che vuole con la sua voce, al punto da farmi comprendere perfettamente quanto ora sia in balia della situazione. E la situazione è amabile, si va avanti così alla grande, sempre di più, finché non prendo coscienza del fatto che il mondo fuori non esiste. Anche il tempo si è fermato. Ora sono in Brasile, disteso al sole di una bianca spiaggia, con in bocca il sapore della capiroska e della fragola, muovendomi a ritmo di bossanova. Mi riprendo da quest’allucinazione: sono ancora a Piazza Dante e il bello è che è esattamente la stessa cosa!
Non mi basta Giulianova, ho ancora fame di bossa e sete di allegria. Vago per i meandri del web per scovare qualche succulenta news e scopro che Sandy ha in programma di suonare a Roma.
Forte della gradevole, seppur breve, conversazione avuta con lei a Piazza Dante, la contatto.
Ho intenzione di intervistarla, voglio scrivere il pezzo che state leggendo.
La contatto e le chiedo di incontrarla. Mi stupisce la disponibilità con la quale mi risponde e la gentilezza che mostra nel trattare con me. Forse non sa di essere famosa o, se lo sa, non si è affatto montata la testa! Brava Sandy, penso.
Arrivo a Roma e mi dirigo al locale, che naturalmente non conosco, come non conosco Roma. La cosa si fa interessante. Dopo essermi perso per un numero di volte superiore a quello delle dita di una mano, riesco a raggiungere la destinazione, non il locale, ma Piazza Venezia. Passa un’altra ora e l’elegante ma sobrio club mi si para davanti.
Sandy mi accoglie con un sorriso, è impegnata nel soundcheck, ma come promesso mi concede un’intervista, seguita da una conversazione più informale e non meno stimolante.
Che dire? Godetevi l’intervista. Personalmente aspetto il terzo album. Nel frattempo non la perdo d’occhio. Sandy Muller è un’artista sobria e magica al tempo stesso, allegra e impeccabile. Aspetto dunque la prossima data. Fate lo stesso anche voi!
9 maggio 2008 - Dune Club, Roma
Parliamo di Linha, il tuo secondo album. A differenza del primo, istintivo, questo appare maggiormente “studiato”. Tuttavia, in tutti i tuoi lavori si percepisce la naturalezza con la quale sforni i tuoi brani. Parlaci di questo feeling che hai con la musica.
Guarda, in realtà è strano che tu dica che sia più studiato, forse è una sensazione che hai avuto ascoltandolo, perché in realtà il modo che ho di comporre i brani è una cosa piuttosto naturale. Io compongo soltanto quando mi viene un’idea; non c’è mai l’intenzione di comporre una cosa, perché proprio non servirebbe. È semplicemente una cosa che accade. A volte compongo prima i testi, a volte prima la musica: è una cosa che segue l’ispirazione del momento.
Linha si riferisce a quella linea di confine tra Italia e Brasile, che in te diventano un mondo unico. Raccontaci di questo doppio amore.
Sono cresciuta qui in Italia, ma quasi ogni anno vado in Brasile perché ho parte della mia famiglia. La prima lingua che ho parlato in casa è stata proprio il portoghese, perché entrambi i miei genitori sono brasiliani. In effetti sono cresciuta con un piede qua e un piede là. È un doppio amore; in realtà sono due vite. Due vite distanti ma vere.
Questa è una cosa particolare, perché si vive in due terre differenti, eppure si riesce a vivere due vite che hanno un senso, che hanno un loro perché. È una grande ricchezza. Ci si sente divisi, ma allo stesso tempo più ricchi. Sono due paesi lontani, molto diversi, ma in un certo senso la popolazione si assomiglia molto; gli italiani e i brasiliani vanno d’accordo, non hanno problemi a integrarsi, quindi, in un certo senso, sono due culture che non faticano a miscelarsi. Sono cresciuta così, fiera delle due origini diverse.
L’altra volta ti feci una domanda e ora te la ripropongo: come fai ad essere così solare e a travolgere il tuo pubblico con una simile positività?
Grazie per il “solare”, mi sembra un bellissimo complimento!!! In realtà cerco solo di coinvolgere le persone che ascoltano i miei concerti. Poi dipende anche molto dal pubblico, se ha voglia di recepire. Non sempre riesci a rompere le resistenze di chi generalmente non ti conosce e all’inizio è diffidente. Dipende dall’energia che sento circolare fra il pubblico stesso, non dipende solo da me. (ride)
C’è un film per il quale hai sempre desiderato realizzare la colonna sonora?
Oh mamma mia!!! (ride) In realtà i film vengono già accompagnati da una colonna sonora, quindi forse non so pensarli senza. Però è una cosa che mi piacerebbe fare un giorno, quella di studiare delle melodie per delle immagini. Non deve essere facile, ma chissà, mai dire mai!
Quando ci siamo conosciuti mi hai dato subito l’impressione di essere una persona molto sensibile, ma determinata e con le idee chiare. Quanto ti aiuta il tuo carattere nel percorso che stai facendo?
Do l’impressione di essere una persona molto timida, molto pacata ed in effetti sono entrambe parte del mio carattere. Tuttavia, ho esattamente in mente cosa voglio e dove voglio andare, per fortuna. Non ci vuole nulla a lasciarsi travolgere da un mondo difficile come quello dell’arte in generale e della musica in particolare. Ho le idee chiare. Questo carattere è necessario perché spesso ti vengono proposte troppe cose che si allontanano da te stessa, e tu devi sapere chi sei, altrimenti basta un attimo a falsarti, anche non volendo farlo. Se si segue una direzione chiara, bisogna sapere chi siamo, e bisogna avere un carattere forte per mantenere i paletti, i confini giusti. Essere determinati serve a tutti, anche a me.
Grazie ai tuoi due dischi i giovani italiani sembrano avvicinarsi di più alle sonorità brasiliane. La musica è aggregazione, e con te funziona…
In realtà i due popoli, come dicevo, si assomigliano molto, e gli italiani hanno sempre amato la musica brasiliana, da tanti anni ormai. Penso sia un gesto semplice il mio. Magari, se presentassi una musica tipicamente polacca, potrei non ottenere lo stesso riscontro, proprio perché la si conosce meno rispetto a quella brasiliana. Quindi è anche abbastanza semplice in questo senso. Sono contenta di aprire delle strade diverse.
Cosa diresti a quei ragazzi che desiderano intraprendere la carriera di musicisti?
Ci vuole tanta pazienza e tanta forza di volontà. E non arrendersi, perché è molto difficile, c’è tantissima qualità che non emerge, conosco tantissime persone in gamba. Io stessa ho due dischi che sono andati abbastanza bene, ma la strada è ancora tutta in salita, è ancora tutta da fare. Bisogna amare molto questa professione, altrimenti non si può riuscire in quello che si fa. Consiglio sempre di non ritagliarsi il ruolo di cantanti, di non calarsi in un personaggio. Diventare cantanti, sì, ma non assumere a priori quel ruolo. Bisogna sempre rimanere fedeli a se stessi.
Ho visto che nei tuoi concerti porti sempre con te un libro nel quale le persone possono dedicarti dei pensieri. Qual è il tuo rapporto con il pubblico?
Mi piace molto questa idea del libro. Si è sempre curiosi di sapere se il lavoro che si sta proponendo piace agli altri. Il pubblico attraverso il libro scrive delle cose meravigliose che non ti direbbe mai per una questione di timidezza. Abbiamo letto delle vere e proprie poesie tornando dai concerti. È bella come idea!
Hai mai pensato di recitare?
Oh no! In un’altra vita magari! Dovrei studiare troppo e per ora sto ancora studiando canto! (ride)
Se io ora ti donassi la lampada di Aladino, cosa chiederesti al genio? Hai 3 desideri.
Poco tempo fa abbiamo parlato di questa cosa coi ragazzi. Il primo desiderio è quello di conoscere tutte le lingue del mondo: non è male vero? Te lo immagini capire tutti?!
Il secondo è difficile, forse saper suonare tutti gli strumenti del mondo! (ride) Mi bastano questi, potrei fare molte cose se si avverassero questi due desideri.
Quando tornerai in Abruzzo?
Quando mi invitate!!! Sono sempre bendisposta nei confronti degli inviti.
Ora che sei arrivata a questo punto, dove vuoi arrivare? Quali sono i tuoi obiettivi?
Suonare, suonare, suonare! La cosa che più mi piace è suonare dal vivo, quindi fare concerti. Dovunque ci chiameranno, andremo. È la cosa che voglio fare di più. Naturalmente poi, continuare a cantare, a scrivere.