di Luca Di Berardino
Come nasce una leggenda? Come può un complesso schema di 0 e 1 sopravvivere per più di vent'anni? La risposta è Pac-man: uno dei pionieri dell'arte videoludica, partorito ormai nel lontano 1980, figlio di un programmatore di una famosa ditta del Sol Levante: la Namco. Molte sono le versioni che ruotano intorno al parto intellettuale di Tohru Iwatani. Fonti ufficiali concordano sulla versione della pizza Paku-Paku: pare che in una serata con i colleghi Iwatani abbia coniato l'idea prendendo una fetta dalla gigante pizza ai quattro formaggi in dotazione alla comitiva. Ma come succede spesso alla nascita di un mito, le voci che corrono storpiano parecchio gli eventi realmente accaduti e il fenomeno Pac-man non è da meno: assistiamo a modifiche leggere da parte degli svizzeri, i quali assicurano che l'oggetto in questione non fosse una semplice pizza ai quattro formaggi, bensì una gigante forma di hemmental lavorata a tal punto da sembrare una faccia che azzannasse una montagnetta di miele. Fino alla versione più cruente che parla di debiti, pachinko, e sangue su cui sorvoliamo per limiti di spazio e buon gusto.
La filosofia di fondo è semplice e immediata: correre per chilometri di labirinti bidimensionali mangiando più pillole possibili, evitando i misteriosi fantasmi che vi danno la caccia, e raggranellare punti extra attaverso frutti saltuari e power pills che vi concederanno di passare da prede a cacciatori e vendicarvi degli antagonisti.
La grafica è essenziale e gli schemi ripetitivi non riescono ad eclissare le potenzialità del prodotto. Oltreoceano la Midway lo pubblica in versione da bar e in tal modo il nostro eroe arriva agli utenti di quasi tutto il mondo. Insomma, quello che prima era solo un hobby, si trasforma quasi in racket per il nostro eroe. In quegli anni pulire corridoi dalle pillole rendeva bene, talmente bene che nel giro di qualche anno il nostro Pac assegna alcuni quartieri prima alla moglie incinta e in seguito al figlio ancora in fasce. Molte furono le proteste di chi affermava che il giusto luogo del piccolo fosse a scuola. Il padre si difese affermando che non solo il figlio si annoiava non riuscendo a prendere appunti, ma veniva spesso maltrattato durante le lezioni di dodge-ball per evidenti somiglianze con la palla.
La carriera della pallina mangiatutto è lunga e redditizia, con ben sette anni di sequel che riamalgano la stessa minestra. Sono anni che non producono lo stesso boom di vendite, ma permettono al software di sopravvivere e nel giro di quattro anni di costruire un’intera città e delle protesi per visitarla.
Dopo Pac-land e Pac-mania, nella seconda metà degli anni Ottanta la leggenda cade in torpore e vive di rendita diventando anche mascotte della Namco.
Dopo tutto ciò come si fa a capire se Pac-man è diventato leggenda? Semplice, chiedete a tutte le persone dai 16 ai 45 anni se ne hanno mai sentito parlare. Molti vi diranno sì, altri vi mimeranno il rumore dei fantasmini, altri ancora vi offriranno una fetta di emmenthal. Ma chiunque vi dimostrerà di conoscerlo, apparte Eustachio Botallo, il pizzicagnolo sotto casa cui alla domanda rispose: “Un etto di che?”.
Pac Man - Il film
di Giacomo Ioannisci
È solo un trailer! È solo un trailer! È solo un trailer!
E sì, la rete a volte fa davvero brutti scherzi. Su YouTube, infatti, è possibile visionare il trailer di Pac-man - The movie. All’inizio facevo fatica anch’io a crederci. Per fortuna che si tratta solamente di un finto trailer realizzato da Scott Gairdner, giovane filmaker californiano che con alcuni amici si diverte a girare parodie di programmi televisivi e roba simile. Il trailer della pallina mangiatutto è comunque divertente e merita assolutamente una visione. Sul web si è rivelato un autentico fenomeno totalizzando oltre un milione e mezzo di visitatori. Per maggiori informazioni sullo stato mentale degli ideatori: www.scottgairdner.com, the black hole of humor. Poi non dite che non vi abbiamo avvertito.