di Emidio De Berardinis
…L’arte di oggi guarda intorno a sé. L’artista propone ciò che vede e rielabora quelle che sono le proprie chiavi di lettura del mondo, dell’esistenza. Esemplare, quasi maniacale, a tal proposito è la vita e l’arte di Nan Goldin. Fotografa e scrittrice, ha trattato della vita quotidiana, dall’amore, all’amicizia, dalla metà degli anni ’70 ad oggi, guardandosi semplicemente intorno. Le sue straordinarie istantanee ritraggono parenti, amici, ex fidanzati, se stessa, un “album di famiglia”, come parte di un’esistenza comune. Dove non arrivano le foto, i suoi taccuini, rigorosamente uguali, narrano vicende, parole, legami e malattia: un diario di vita per fermare ogni cosa che il cervello non riesce. La macchina fotografica come mezzo per fissare ciò che vede l’occhio nell’arco della propria esperienza sulla terra.
Mi trovo nella piazza della torre a Stoccolma, davanti a me l’imponente Kultur Huset, tempio della cultura internazionale della capitale svedese, alzo gli occhi e imponente Nan Goldin si riflette nei miei occhi e dimentico ogni programma della giornata. Sconto universitario all’ingresso e subito le enormi strazianti fotografie invadono ogni spazio, a urlare disperazione, dipendenza, amore misto a violenza. Shock. The Ballad of Sexual Dependency. 700 scatti (nella mostra una cinquantina esposte e tutte e 700 in una presentazione proiettata con ballate rock scelte dall’artista) propongono la quotidianità, momenti intimi, sesso e preliminari, solitudine, depressione, vestirsi, spogliarsi e mangiare: un film sugli usi e costumi dei sobborghi in ginocchio dal dilagante virus d’ immunodeficienza.
La relazione dell’artista con Brian, anche il momento appena dopo l’atto sessuale, quando è chiara la mancanza di comunicazione dei due, ripresi a preferire orizzonti opposti alle effusioni dovute (Nan and Brian in bed). Un rapporto come distanza ed estraniazione, impossibilità di comunicazione, segnato da forti crisi in Nan One Month after Being Battered quando il viso dell’artista è saturo di lividi da pestaggio. The Cookie Portfolio. La straziante storia, in 15 ritratti, della vita di Cookie, amico della Goldin, che attraversa l’amore, il matrimonio, la malattia e morte del compagno, e la sua degenerazione a causa dell’AIDS. Le foto della Goldin sono gli occhi dell’americano della porta accanto che negli anni ‘80 e ‘90 vive, cresce, affronta diversi problemi, stringe amicizie, si innamora, si ammala, vive le perdite, beve, si droga, si rialza etc. fino alla conclusione del proprio percorso. Il desiderio che spinge l’artista a registrare e raccontare tutto ciò le accade intorno, è preservare la memoria di qualsiasi cosa abbia a che fare con la propria esistenza nel mondo dall’azione dissolvente del tempo, dal veloce susseguirsi di vite e immagini nella città caotica di oggi. Foto fuori fuoco, istanti sfuggenti impressi nella pellicola, sono l’altro da se dell’oggetto che viene fuori e ci parla, sono i sentimenti che bruciano i contorni di ciò che raccontano, sono pellicola sviluppata mentre va a fuoco per la benzina emotiva che l’alimenta. Nan è una delle maggiori artiste della fotografia odierna, ha documentato la solitudine dell’individuo, la vita e le debolezze, di un’intera generazione, anno per anno, ha descritto in immagini l’allarme AIDS, espone la sua storia, regala ciò che vedono i suoi occhi e odono le sue orecchie, attraversa l’urlo che irrita e violenta lo sguardo indifferente del passante qualunque…