di Sara Ciambotti
Gli incubi. Gli incubi non sono solo una questione mentale, onirica. No. Gli incubi sono anche delle creature in carne ed ossa. Che respirano, si muovono e parlano. E mangiano biscotti.
Gli incubi di Hazel è una piccola fiaba nera in cui una bambina di otto anni, scaricata dai genitori e costretta a trascorrere tre settimane nella tenuta di campagna dei Podbury. Si trova ad affrontare prima la zia Eugenia, acida e scorbutica, poi il cugino Isambard con il frac ed il papillon, ed infine delle strane creature: un cane con la testa di legno, le papere tabagiste ed i maiali siamesi.
Il tutto condito da nebbia, pioggia, the e sugo di carne, partorito dalla mente goticheggiante di Leander Deeny.
Solo dopo aver vissuto le paure più recondite e nascoste Hazel, la protagonista, deve farsi forza ed affrontare le sue paure.
Questo libro non ha niente a che vedere con l’opera di Lewis Carrol, alla quale pur sembra rifarsi con la sua fantasia sfrenata, nera e lugubre, che si discosta dalla vita reale ed arriva fin dove solo i bambini possono immaginare. Sogni e paure, solitudini ed ambizioni, accomunano Isambard e Hazel. E sono loro i pilastri della storia, che nella loro ingenuità tessono la trama di un’opera che tutto sommato rimanda a qualcosa di già visto e già sentito. E se si volge lo sguardo a Tim Burton sicoglie nel segno.
Ma Gli Incubi di Hazel resta comunque un piacevole intrattenimento per chi vuole sognare senza pensare.