di Melissa Giancola e Luca Torzolini
L’opera d’arte / è sempre il frutto di / una profezia (hai-K.O.)
Marco Fioramanti
Hai scritto molti articoli e testi critici su opere e artisti che appartengono a vari campi dell’arte e del sapere: quali sono i vantaggi e gli svantaggi, per te che sei artista, nel conoscere come si lavora dall’altra parte? Parlaci di Florilegio.
Col proprio corpo / si lascia una traccia / dell’esistenza (hai-K.O.)
“Florilegio” è un’antologia di 640 pagine che raccoglie il lavoro quotidiano di sedici anni di reportage/sezione cultura presso la casa editrice romana Edizioni Conoscenza per le riviste “VS La rivista” e “Articolo 33”. Nel caso specifico, non si tratta di stare dall’altra parte quanto di avere una visione laterale nell’approccio conoscitivo di uno spettacolo, di un autore o di un nuovo libro. Bisogna innanzitutto definire uno stile individuale e inconfondibile che identifichi lo scrittore, come un’impronta digitale o un sigillo rosso-ceralacca. Quella di questa silloge è una testimonianza - da praticante dell’arte - sull’arte contemporanea, con una visione soggettiva e l’utilizzo di una lente diversa da quella ufficiale. Vantaggi: ottenere un’operazione estetica in forma di scrittura riuscendo a esprimere la mia visione del mondo. Affermo questo in quanto ogni articolo, recensione, intervista, conversazione, scelta di autori non è che una delle tante sfaccettature del mio specchio. E così, operando, ho raccontato me stesso attraverso la vita degli artisti che stimo e nei quali mi riconosco. Svantaggi: nessuno.
L’efficacia del rituale sta nel fatto che riesca a sublimare una determinata condizione attraverso i gesti e il linguaggio. Tu ti senti più un performer o uno sciamano?
Miracolo è / sapere sempre dove / volger lo sguardo (hai-K.O.)
Sciamani (così come gli artisti o i profeti) non si diventa, si è costretti a esserlo. Finito l’intervento è finita anche la magia dell’artista. Il rituale potrà ricominciare quando/se ci sarà di nuovo la consapevolezza e il bisogno di trasformare l’energia creativa in un prodotto artistico e ogni volta mi faccio strumento di quel passato lontano. L’artista, attraverso la performance, ricrea ogni volta la realtà secondo un pensiero comune a tutti. E questa diventa sciamanica - e in qualche modo terapeutica - in quanto rafforza la psiche collettiva, redistribuendo quell’energia, fa in modo che ci si ritrovi alla fine dentro un unico corpo e in un unico tempo. Per lo stesso motivo non può esistere uno sciamanesimo senza una forma di attività artistica. Gli studi sui testi specifici e le mie ricerche esperienziali sul campo (Nepal, Marocco e Mongolia) hanno contribuito a completare la mia attività artistica di performer.
Hai una chiave che può aprire qualsiasi cosa e solo per una volta, che cosa ci apri?
Gira la luce / veggente dell’enigma, / come il faro (hai-K.O.)
La chiave del Tempo. E torno, invisibile, coetaneo di mio padre intorno ai suoi vent’anni, in Montenegro.
Se una notte d’inverno un viaggiatore...?
Pensars’in viaggio / felicità dei giochi. / senza arrivare (hai-K.O.)
Una notte decidi, chiudi la porta alle certezze, e il giorno dopo prendi quattro stracci, una tenda, un eskimo e un sacco a pelo. Col pollice puntato verso il futuro e un po’ di fortuna arrivi fino a Oslo. Ma è solo un rodaggio. Dopo quel viaggio, senti che hai già in mano l’esistenza: la certezza di ciò che non vuoi essere e che non vuoi fare. Riparti con la convinzione di non tornare. E pensi all’America latina, Messico o Argentina. Ma le circostanze ti offrono una nuova chance in Europa. Hai preso coscienza dell’essere artista e la Berlino del Muro diventa per anni il luogo degli eventi e la galassia dei significati. Poi, per motivi sempre differenti, sei costretto a interrompere quel flusso performativo (Bristol, Londra, Edimburgo, Stoccolma, Algeri) e a intraprendere ogni volta un nuovo viaggio stanziale. La Barcellona posa't guapa e il colpo di fulmine. New York, il poeta tamil e il fratello croato. Montreal. Cina, Tai Chi e Tibet. Marocco, Parigi e lo studio a Montparnasse. Nepal. Portogallo e i dolmen. Mongolia e il deserto del Gobi… Come nel romanzo di Calvino, ogni cambiamento ti porta a una riflessione sulle molteplici possibilità offerte dalla vita e sulla impossibilità di giungere a una unica conoscenza della realtà.
Qual è il fuoco che alimenta la tua arte?
Il darsi fuoco / è rinascere dalle / proprie ceneri (hai-K.O.)
È tutta questione di apparizione, improvvisa, come di uno stato d’animo fuori del tempo, quello vivo dell’attimo/unica realtà possibile, il superamento dei propri limiti, l’intuizione dell’estremo, è là che entra in scena l’essenziale. Oggetti/simboli archetipici che emergono, chissà da dove, alla memoria come immagini di sogni. Aggrappàti al vuoto delle nostre intuizioni, senza sapere da dove e come sono giunte a noi, creiamo segnali in codice attraverso colori e forme, con l’idea che saranno recepiti. È il richiamo della foresta - da cui proveniamo - che si fa vivo in noi, e riconoscendolo, torniamo a lei come eco dell’esistere. E si continua, liberi e salvi dalla catastrofe di una vita normale, costretti a compiere il nostro destino. Scrive Rilke in Spaziergang (Passeggiata): Già anticipa il mio sguardo sul soleggiato colle/il sentiero non cominciato ancora. / Così, ciò che noi non potemmo cogliere, /apparizione piena, da lontano ci coglie / non la sfioriamo, e tuttavia ci muta /in ciò che senza presentirlo siamo; /vola un segno, risponde al nostro segno… / Ma a noi soltanto il vento della corsa.
Quanto credi nell’incredibile e che cos’è per te?
L’artista è chi / porta il suo respiro / oltre il guado (hai-K.O.)
Lo stupore emotivo-sensoriale che vivo ogni mattina, prima ancora di aprire gli occhi. Una parte di me viaggia nell’incredibile e crea mondi paralleli, idee, intuizioni reali, sassi piatti lanciati in velocità sull’acqua che rimbalzano sulla superficie delle realtà. L’Incredibile è qualunque magico salto temporale compiuto dall’artista, il recupero di un oggetto perduto, trasformato e riportato alla sua fascinazione. È la vita che ci stupisce e che, di nuovo, ci appare in un istante, Das Unheimlich (il Perturbante), lo svelamento del rimosso, del tenuto nascosto, un’esperienza emotiva che fa traballare momentaneamente le nostre certezze acquisite, paradosso cognitivo che rievoca in noi immagini archetipiche, risalenti spesso alla nostra infanzia. Far scendere un’Arca dalla Scala Santa (Roma 2012), far volare il relitto di un grande vascello sui cieli della Sicilia (Castellammare del Golfo 2016) e farlo arenare su una spiaggia davanti al Grand Hotel Des Bains (Lido di Venezia 2017), scoprire tracce di un Ufo sulla darsena dell’antico Porto di Traiano (Fiumicino 2021), trovare lo scheletro di un CR42 della II guerra mondiale adagiato su un prato all’Aventino (Roma 2021), recuperare il Maggiolino trattista - profeta (1985) del crollo del Muro di Berlino - fuoriuscente dal fondo di una grotta in riva a un lago (Bolsena 2022). Compito dell’artista è quello di riaccendere lo stupore con nuove forze, conferendo a quelle cose, oggetti, forme una sorta di magnetismo emotivo. Scrive Genet: Io non sono altro che una fila di impressioni di cui ignoro l’inizio.
Il tuo percorso formativo ed artistico è erratico, poliedrico, pieno di esperienze e studi in campi del sapere anche molto distanti... per arrivare dove?
Al primo passo /ho raggiunto la metà / della mia mèta (hai-K.O.)
Non c’è un punto di arrivo, solo infinite partenze. Si tratta di cambiare i codici delle abitudini. Siamo abitati da diverse vite, armonizzate in un’unica esistenza, per questo non solo rischiamo la vita varie volte, ma ogni volta rischiamo più vite. Infinite sono le trasformazioni che ogni giorno ci portano a nuove soluzioni, la ricerca non ha bisogno di arrivi. Scrive Walter Benjamin: Le idee cominciano a vivere solo quando gli estremi si raccolgono intorno ad esse.
Credi che l’entanglement abbia a che fare anche con le persone?
Siamo esseri/ senzienti in un tempo/ch’è sincronico (hai-K.O.)
Assolutamente sì. Non esiste la casualità. Ogni cosa nasconde sempre un nesso con l’altra, filo invisibile che si impara a vedere. Macrocosmo e microcosmo intimamente connessi. Ne sono la prova certe “inspiegabili” coincidenze a distanza. Vibrazioni istantanee alla velocità della luce, sincronismi e sincronicità. Se ci spostassimo tutti sul piano delle vibrazioni (lo “stare all’erta”, fuori dall’abitudine) sapremmo ‘distinguere’/ci accorgeremmo che tutto è collegato e non parleremmo più di coincidenze.
Viaggio interiore, viaggio terrestre o viaggio interstellare?
Interstellare/ verso il Mistero e/ il Maestrale (hai-K.O.)
I primi due sono frutto di oltre quaranta anni di impegno a tempo pieno. Il terzo mi permette di essere vissuto tra il fantastico e il reale, poetico e visionario, animistico e magico in un territorio sconosciuto.
Qual è la tua kryptonite?
In quello specchio / ritrovo l’immagine / di me bambino (hai-K.O.)
Un gatto alle mie spalle nella stanza mentre sto scrivendo.
Errare ed errore sono due parole etimologicamente legate: l’errore, contrariamente allo sbaglio, ha un che di sistematico e ha a che fare con la volontà di errare fuori la retta via, di vagare su strade insolite. Ci sembra che questo abbia molto a che fare con lo spirito dei tuoi numerosi viaggi…
Correre, correr / verso l’Oasi anche /se è Miraggio (hai-K.O.)
Il senso dell’erranza ti porta a seguire percorsi spesso inesplorati, a rincorrere confini irraggiungibili, a metterti in gioco ogni volta e gli errori sono ad ogni volger d’angolo. Ma ogni errore è un dono, è un nuovo potere della conoscenza che ti viene conferito, è un alimentarsi offrendosi all’ignoto, è una liberazione di forze.
Quanto l’influenza degli astri ha agito sulla tua vita?
È immobile/ l’istante circolare/ che ti sorprende (hai-K.O.)
Gli antichi saggi ci raccontano che in un tempo lontano tutti erano in grado di presagire, sapevano in anticipo quello che sarebbe successo, in un tempo senza tempo. Guardavano il futuro come se fosse il passato. Abbiamo perso questi poteri e ci affidiamo agli astri e alla loro influenza. Quando si è imparato a non separare il passato dal futuro, il responso delle stelle è solo una conferma alle tue intenzioni.
Si recita più nel teatro, nel rapporto con gli altri o nella propria testa?
Fuggo, rifuggo /dall’esser mio del tutto / errabondando (hai-K.O.)
Recitare, nel senso di interpretare un ruolo che non è il nostro o che non ci appartiene, è un habitus che, in grande o minima parte, appartiene a ognuno di noi. Dovendo scegliere tra le varie opzioni, direi che si recita di più nella propria testa.
Dietro l’esplosione dionisiaca della tua arte si nasconde un po’ di apollineo?
Nasce da dentro / la forza raggiante / che ti fa volare (hai-K.O.)
Sinceramente devo ammettere che la componente razionale fa davvero fatica ad emergere proprio perché limita l’energia a una visione del mondo imposta da un pensiero quotidiano. E poi tende a occultare i poteri nascosti dentro di noi, al di là dell’uso normale delle parole e del controllo del comportamento, incapace di spezzare le barriere percettive. Il dionisiaco permette all’artista di introdurre un elemento dissonante nell’abitudinarietà e di ampliare il suo universo percettivo e allo stesso tempo - se consapevoli - di infrangere lo specchio del riflesso del sé e la vita ti diventa interminabile.
Che visione del mondo femminile ti hanno dato il Tantra e Tuina?
È intimità / aver la pelle d’oca. / rito solenne (hai-K.O.)
Tantra e Tuina, India e Cina, fonti primarie millenarie degli insegnamenti spirituali. Da una parte l’espansione della capacità sensoriale ai massimi livelli per liberare la mente dal vincolo dei sensi e dall’altra lo studio di tecniche manuali atte a ristabilire un corretto fluire dell’energia vitale all’interno dei canali meridiani. Entrambe queste discipline, vediche e taoiste, hanno contribuito a una visione “devozionale” nei confronti del femminile, la cui interazione e pratica costante erano basate, in primis, su intese sessuali e macro-obiettivi comuni.
L’Haiku è un genere di poesie la cui caratteristica principale è quella di evocare attraverso il non detto. Come avviene, per mezzo della tua produzione artistica, la metamorfosi da Haiku a Hai-K.O.?
Forme uniche / di conoscenza pura. / strada maestra ((hai-K.O.)
La pratica quotidiana di scrivere degli haiku (poesie di 3 righe dall’apparente immediatezza, strutturate in 17 sillabe secondo la cadenza di 5/7/5), tracce immediate di riflessioni sul reale, mi ha stimolato l’idea di interagire in modo diretto con il lettore secondo le regole della pratica oracolare de l’I-Ching. Sono 64 gli hai-K.O. del libro “Il Quarto Mago”, come il numero degli esagrammi de l’I-Ching. Dell’haiku tradizionale ho mantenuto la geometria ritmico-sillabica senza tener conto del “kigo”, il riferimento alla stagione (attraverso un nome, un animale, una pianta o altro che la rappresenti). Ho invertito il senso primario dell’haiku che è quello di “stimolare un’immagine”, mentre io “vengo stimolato da un’immagine” per creare un verso/trittico che lanci un segnale universale. È così che nasce il concetto dell’hai-K.O., codificato successivamente da Ugo Scoppetta: L’Hai-K.O. [pr. haicappaò] è una super-forma di sintesi visiva e verbale che provoca sbandamento nel tempo sospeso della contemplazione del quotidiano. [...]. È visione interiore generata attraverso uno Shock estetico, un Knock Out, un K.O. appunto. [...] Si tratta di un’immagine immediata trasmessa con una tecnica riattualizzata di arti marziali psichiche in un corto circuito verbo-visivo.
Se tu potessi incontrare il te stesso di qualche anno fa, che domanda gli faresti?
Quell’immagine / allo specchio riflette / un io di-viso (hai-K.O.)
Non gli porrei nessuna domanda. Gli suggerirei di seguire le sue intuizioni, senza lasciarsi sviare da possibili vantaggi momentanei e compromissori; di seguire l’istinto, come fosse un vento leggero che lo accompagna. E restare libero, mantenere libero lo sguardo (R.M. Rilke).
«Disimparando, viver nell’immediato. Esser nel tratto». Può essere il riassunto del tuo percorso artistico?
È nel presente / quell’unica certezza / dell’esistente (hai-K.O.)
Certo. Tradotto in prosa significa lavorare “per sottrazione” e concentrarsi sul momento presente, perché l’unica cosa importante di un’opera d’arte è la sua realizzazione.
(ottobre 2022)