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MAGAZINE DI ARTE E SCIENZA

Il Teatro Immortale
Intervista Filippo Prosperi

Filippo Prosperi: Il teatro innanzitutto è verità, chiarezza, trasparenza, schiettezza, sincerità… il teatro praticamente rappresenta nell’uomo, nella vita e nell’esistenza un certo tipo di purezza. Puri sono il teatro, la poesia, la recitazione dei testi di Shakespeare, Dante, Foscolo, D’Annunzio… questi autori sono dei puri, puri di cuore, di anima e di mente, la purezza come un fiore che sboccia, quindi per me il teatro è vita , è passione, amore. La mia vita ha un senso come attore e assume un valore prezioso perché il teatro per me è vita.

T: Cos’è per te il teatro?
FP: Il teatro, come diceva il mio maestro Giorgio Strehler, è il simulacro perfetto della vita.

T: Come mai il teatro è il simulacro perfetto della vita? Spiegalo meglio alle persone che non conoscono il teatro.
FP: Perché il teatro innanzitutto è verità, chiarezza, trasparenza, schiettezza, sincerità… il teatro praticamente rappresenta nell’uomo, nella vita e nell’esistenza un certo tipo di purezza. Puri sono il teatro, la poesia, la recitazione dei testi di Shakespeare, Dante, Foscolo, D’Annunzio… questi autori sono dei puri, puri di cuore, di anima e di mente, la purezza come un fiore che sboccia, quindi per me il teatro è vita , è passione, amore. La mia vita ha un senso come attore e assume un valore prezioso perché il teatro per me è vita.

T: Che cosa ti ha insegnato il teatro? Cosa hai portato dal teatro alla vita di tutti i giorni?
FP: ecco come diceva il grande psicanalista Carl Gustav Jung “pochissimi uomini sono degli artisti della vita perché tante persone, tanti uomini non hanno capito cos è la vita come va vissuta e fanno una vita alienante, una vita piatta e senza senso. Quindi il teatro mi ha insegnato ad aumentare la qualità del mio stile di vita, ad amare come dice Erick From, amare una donna con arte, con dedizione e perfetta armonia, l’armonico sviluppo tra me e lei attraverso lo scambio dei sessi, dei sensi, della psiche e del sentimento. Perché per me l’amore è un arte, fare l’ amore è un arte, saperlo fare è un arte. Se non sai fare l’ amore sei un uomo fallito, un uomo perso.

T: Adesso la domanda giunge a te per sincronicità, visto che abbiamo parlato di Jung e vorrei chiederti… quali sono i grandi insegnamenti che ti ha passato appunto Carl Gustav Jung e cosa pensi della sincronicità?
FP: Mah, la sincronicità sono degli eventi apparentemente casuali ma collegati dai fili dell’invisibile destino che connette tutti gli esseri e gli eventi della vita. Io ho diverse coincidenze, sincronismi con neonati bambini diversamente abili, turisti, stranieri che vengono nella mia città ad Atri, la città d’arte, la città vetusta. Incontro persone come se fossi un regista burrattinaio che li pilota attraverso la mente, il cervello, la psiche e quindi questa situazione mi accompagna da quando son nato; perché penso ad una persona, la mia ex fidanzata ad esempio e dopo 30 secondi mi chiama o esce fuori tramite qualche media: sono telepatico.
T: certo. perché tele patia.. tele pathos significa comunicare a distanza attraverso le emozioni, non il pensiero e pare si faccia tramite l’immaginazione emotiva. L’immagine arriva all’altro anche a grandi distanze forse perché il pensiero è davvero più veloce della luce.

T: Un fiore sboccia: quali differenze ci sono tra un fiore che sboccia nella realtà e un fiore che sboccia nel teatro?
FP: Un fiore che sboccia nella realtà è la madre terra, come dice un poeta, sia benedetta la terra benefica eterna nutrice. Quindi il fiore frutto della natura fenomenica di Dio che praticamente gestisce e domina con la sua onnipotenza la nascita di tutti gli esseri. Come dice San Francesco D’Assisi nel cantico delle creature “sia lodato o signore per nostra madre terra la quale ne sustenta et governa et produce diversi fructi con coloriti fiori et erba”. Quindi il fiore è il teatro: è un fatto magico. Il teatro è una magia, la comunicazione tra un pubblico vivente che applaude (se lo spettacolo è bello, di suo gradimento) e l attore avviene tramite il suo corpo, il viso, la voce, la mimica gestuale con cui egli comunica emozioni, sentimento, pensieri, critiche… e quindi il teatro praticamente è un atto d’amore - lo diceva anche Strehler, tra il pubblico e l attore.

T: Interessante è questa parola che hai usato per aggettivare il pubblico: hai detto “pubblico vivente”. Purtroppo il pubblico non è sempre vivente, a volte è sopravvivente, a volte come diceva Carmelo Bene davanti hai solo “zombie”. Come fa l’attore a far nascere o rinascere la vita nel pubblico che si trova di fronte?
FP: L’attore innanzi tutto deve emozionare, comunicare sentimenti attraverso l immedesimazione, attraverso diciamo una sensazione… bisogna sudare in scena; quando l’attore suda vuol dire che funziona, che sta comunicando amore, che sta comunicando sensazioni, emozioni. Certo ci sono attori bravi e meno bravi, ma i grandi attori arrivano al pubblico sprigionando magnetismo, feeling, un feedback immediato. I grandi attori sono degni di essere presi in seria considerazione e di essere applauditi per la loro abnegazione verso il teatro.

T: Naturalmente un grande maestro del teatro può insegnare ad una persona che ha una propensione innata a recitare e gli dà tutti gli strumenti e le armi per affinare queste sue capacità, ma qual è una cosa che non si può insegnare nel teatro a un attore? Qual è una cosa che l’attore deve conquistare da solo con le sue forze?
FP: Il teatro non s insegna… c è la tecnica che è una cosa fredda, una cosa studiata, però essere attore vuol dire avere una forza interiore, un sentimento, una passione, sprigionare comunicazione, magnetismo, amore, feeling. Quindi l’accademia d arte drammatica del piccolo teatro di Milano che ho frequentato nel ’75 al ’78 mi ha dato la tecnica, però da quando avevo 12 anni ho avuto questo frutto innato della passione di recitare perché mia madre, un’insegnante delle elementari, faceva teatro da piccola e mi ha trasmesso la passione del recitare: in fondo sono figlio d arte, mia madre è stata un attrice teatrale.

T: Come può la recitazione essere utile alla vita?
FP: Serve per dare un bagaglio culturale alle persone. Se uno ha un buon bagaglio culturale può essere un artista della vita, può essere un bravo padre, può essere una brava madre, fare delle cose giuste, equilibrate, armoniche e quindi aumentare continuamente la qualità della propria vita.

T: Tu come interpreti questa frase “Dio è l ascolto”, che cosa ti suggerisce?
FP: Essere artista è un dono di Dio, è Dio che ci dà la scintilla divina. L’ascolto è importante, ascoltare gli altri, mettersi in crisi, in discussione per migliorare ognigiorno, ascoltare la parola di uno psicanalista, di un prete che dice messe, che ti confessa, ascoltare i grandi uomini. E non sai mai chi hai di fronte perché uno quando parla con una persona non si rende sempre conto della potenza, della qualità, dello stile; poi col tempo e con la frequentazione ci si rende conto di parlare con un genio, con una grande persona che ti ha dato delle dritte, degli insegnamenti per affrontare la vita con dignità, ti ha reso in grado di condividere con gli altri la vita, la passione, l’amore.

T: Se potessi ridipingere degli aspetti di questa realtà, che cosa?
FP: Ecco i bisogni umani sono universali però il teatrino della politica e dell’opposizione, quello si lo cambierei. Dire male a gli altri non serve a nulla, bisogna costruire per il bene comune, per i bambini, per gli asili nido, per la scuola, la sanità, per tutte le cose di cui l’uomo ha bisogno in maniera universale, perché i bisogni umani sono universali. Quindi intimerei ai politici di essere più attenti, di non creare conflitti, ma di creare unione e fratellanza per il bene comune, per la gente, per il popolo, senza creare confusione, casino, traumi alle persone che si guadagnano il pane con il sudore della fronte. La politica deve restituire dignità, rispetto, serietà alle persone che sostengono gli eletti perché poi i votanti devono essere ascoltati e rappresentati nel concretizzare i bisogni reali e condivisibili da tutti.

T: Secondo te sono più gli agenti esterni che impediscono all’uomo di vivere in armonia o è ciò che l’uomo ha dentro che auto-sabota la sua possibilità di avere un futuro radioso?
FP: Naturalmente l’uomo è condizionato dagli altri, gli altri ti possono far male , ti possono offendere, toccare l’intimo, però bisogna avere la forza di reazione, lavorare con se stessi e superare ogni offesa, ogni umiliazione, avere la forza interiore. Siamo noi gli artefici del nostro destino, quindi bisogna andare avanti, farsi un autocritica, un autoanalisi per superare tutte le difficoltà, tutti gli ostacoli che magari gli altri ci impongono. Bisogna sempre fare i conti con la propria personalità, il proprio carattere e con se stessi perché la luce ce l’abbiamo dentro e quindi questa luce deve avere la forza di farci stare in pace e in armonia, come una sinfonia interna diretta da un grande maestro.

T: Secondo te come può finire un intervista? Che succede quando cala il sipario?
FP: L’intervista può finire quando cala il sipario, l’ importante è che rimanga qualcosa dentro, che ci faccia pensare come dice Bertolt Brecht, lo spettatore che assiste ad uno spettacolo deve essere attento e critico, sempre per migliorare se stesso. Tutto deve essere praticamente assorbito e utilizzato

T: Io che cerco nella mappa dell’invisibile tramite i segnali del visibile ho da poco appreso dell’esistenza nel 1300 di Cecco D’Ascoli che in quel periodo era in contrapposizione con Dante, si scrivevano delle lettere. Cecco ha scritto “L’Acerba” un enciclopedia che spiegava quanto la natura sia più forte dell’uomo, Dante invece diceva che era più forte la capacità dell’uomo di assoggettare la natura alle sue volontà… tu cosa pensi di questo?
FP: La natura è un fatto di Dio, è Dio onnipotente che la dirige: quindi l’uomo può piegare a suo vantaggio la natura facendo, con la scienza esperimenti a fin di bene e senza creare danni al pianeta… purtroppo in certe nazioni fanno piovere con dei razzi… io penso che l’uomo dovrebbe porsi dei limiti, l’uomo non dovrebbe far tirare vento o far venire un terremoto, è sempre Dio onnipotente che decide tutto. E quindi l uomo può piegare a suo vantaggio con alcune tecniche, alcuni mezzi a disposizione come trattori, mezzi per arare, seminare, irrigare. L’uomo può stabilire un dialogo con la natura per chiedergli più facilmente determinati frutti.

Biografia Breve

Filippo Prosperi nasce il 26/8/1954 ad Atri, in provincia di Teramo.
L'attore ha iniziato a recitare all' età di 12 anni. Durante la sua carriera ha lavorato con l' attore e regista Michele Placido, in teatro ed in diversi film; inoltre ha collaborato con i seguenti registi: Giulio Questi, Neri Parenti, Luciano Paesani, Silvio Araclio, Renato Sarti, Franca Maria Dei Monti, Mario Di Orio, Rolando D'Alonzo.
La vita di Filippo è costellata da tante piece teatrali, ruoli cinematografici e televisivi.

Per chi volesse contattare Filippo Prosperi per proporgli una parte può farlo al 3922422109.

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