di Pietro Pancamo
PREFAZIONE: le parole seguenti sono un fango di cellule nervose, tenute insieme dal silenzio. Il silenzio è un’isteria di solitudine che genera e accumula: prodotti temporali, energie cinetiche, reazioni di gesti a catena. I sogni, inseriti nella rassegnazione come in un programma di noia pianificata, sono gli arti di questo silenzio; o, se preferiamo, gli organuli ciechi del silenzio che lavorano a tastoni dentro il suo liquido citoplasmico. Il silenzio può anche essere la cellula monocorde di un sentimento spaventato, di un amore rappreso, di un guanto scucito: in tal caso trasforma la solitudine nella raggiera cerimoniosa d’una nausea che procede, maestosa, con moto uniformemente accelerato. (Si registra un’accelerazione a sbalzi solo quando un’effervescente disperazione s’intromette con scatti sismici a deviare il corso dell’accelerazione stessa). Per concludere, l’evoluzione della nausea può secernere un vuoto, avente più o meno le caratteristiche della morte; o germogliare per gemmazione quella strana forma di vita identificata col nome di indifferenza, la quale risulta essere (da approfondite supposizioni) il chiasmo di paura e odio. POSTFAZIONE: le parole precedenti sono un fango di cellule nervose, tenute insieme dal silenzio. Ogni allusione a sentimenti e/o fatti reali è voluta silenziosamente.